leggo sul Foglio di ieri la rubrica di barbara palombelli: “Un solo grido: aridatece Livia Turco!!! Sarebbe ora, cari amici del Partito democratico, di finirla con la passione per la “società civile”, che almeno un tempo avevate il pudore di definire come “indipendenti di sinistra”. Uffa. Era simpatica, come atleta, Josefa Idem. Piaceva il suo essere bella, mamma, moglie e medaglia d’oro. Quando però fu letto il suo nome non soltanto come ministro dello Sport, ma anche delle Pari opportunità… siamo state in molte a fare un salto. E’ vero che una pari opportunità non si nega a nessuno, ma era un peccato non tenere conto delle tante compagne che da decenni si battono sul campo per far avanzare di un millimetro i diritti al femminile. Insomma: venire discriminate in nome della visibilità era un’ingiustizia bella e buona. Non è la prima volta, non sarà l’ultima: il Pci-Pds-Ds-Pd ha provato tutte le categorie, dai registi agli scrittori, dagli attori ai giornalisti (indimenticabili Santoro e Gruber, record di preferenze e fuga senza ritorno, ora sono felicissimi e hanno rimosso l’evento nel suo complesso). Mancava solo l’oro olimpico. Ecco: fatta questa bella crocetta, ci saremmo levati il pensiero. O no? (…)“.
No, gentilissima signora palombelli, il problema non è la società civile ma come la classe politica seleziona i candidati dalla società civile. giustamente lei rileva che la nomina di josefa idem alle pari opportunità ha fatto sobbalzare in tante (e, invero, anche tanti).
la sua competenza poteva, forse, essere utile allo sport (ma siamo così convinti che uno sportivo o un medico sia capaci di promuovere le rispettive politiche di settore? saper fare non equivale a saper dirigere chi fa, ma questo è un altro discorso); ben altri esponenti della società civile avrebbero potuto dare un valido contributo alla causa delle pari opportunità.
a tal fine non è necessario richiamare in servizio livia turco, che ha fatto il suo tempo dopo essere stata per decenni parlamentare e ministro. ci sono tanti, tantissimi uomini e donne che si impegnano, valorosamente, nelle battaglie civili. certamente non hanno la visibilità di turco e di idem, ma hanno meriti e capacità che avrebbero fatto ben sperare.
chi ha la responsabilità di scegliere parlamentari e ministri avrebbe gioco facile ad informarsi e a selezionare i migliori. ma la verità è che la nostra classe politica fa un uso demagogico della società civile. non la considera una risorsa per il paese, ma per il potere. serve ad evitare l’accusa di autoreferenzialità. più che richiamare in servizio la turco, sarebbe opportuno coltivare e valorizzare le tante livia, josefa, barbara che nella società civile mostrano di perseguire, efficacemente, il bene comune. le originali hanno già dato e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.