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Un mese di Datagate: come ne usciamo?

Il dibattito che si è aperto negli Stati Uniti sul caso Prism-Nsa tende a porre la questione in termini di conflitto tra istanze private e prerogative pubbliche, mettendo al centro il singolo che sfida l’invadenza e l’opacità dello Stato: gli Assange, gli Snowden, i whistleblower che “dall’interno del sistema” rivelano al pubblico strutture e prassi nocive per le libertà individuali. Si tratta di una posizione che fermenta con accenti ora libertario-conservatori ora liberal-progressisti tra le frange esterne o ultracritiche dei due grandi partiti di Washington, in gruppi che però hanno poche prospettive concrete nel processo politico-elettorale federale.

Di fronte a questi sviluppi in Europa si oscilla tra la ripetizione stanca della dicotomia politica americana individuo-Stato e la rivendicazione di un’autonomia strategico-informatica portata avanti, nel solco della tradizione sovranista francese, dal governo di Parigi.

In questo dibattito la solida verticale federale del potere di Washington deve superare un ostacolo addizionale: un certo determinismo tecnologico che vede nelle soluzioni tecniche la chiave per risolvere o sancire rapporti di forza internazionali che sono in primo luogo economici e geopolitici.

A un mese dallo scoppio del Datagate, si possono forse trarre alcune considerazioni.

Primo, la recriminazione libertaria è ideologicamente forte, ma non risolve né in concreto né in astratto il tema della difesa delle istituzioni democratiche nel nuovo ambiente geopolitico e tecnologico globale.

Secondo, si tratta ora di ridefinire un concetto strategico-egemonico della rete, riportando entro confini politico-militari democratici il rapporto in evoluzione tra diritto, regole di ingaggio antiterroristiche e diffusione di tecnologie AI (Artificial Intelligence) che consentono un sempre maggior impiego di operatori meccanici nell’attività di intelligence.

Terzo, i limiti intrinseci alle varie posizioni sul campo possono essere superati solo nel dialogo multilaterale internazionale. Senza il quale, il rischio è che ciascuna grande potenza cibernetica (Russia, Cina, Europa, Stati Uniti) scarichi sull’altra il peso della ristrutturazione della rete e del suo governo.

Ocse e Nato, ma soprattutto i negoziati per l’area di libero scambio transatlantica rappresentano un cantiere fondamentale per provare a definire standard digitali globali per la democrazia del XXI secolo.


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