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Ecco come la difesa Usa resisterà ai tagli

Il Pentagono ha allo studio due piani di budget per l’anno fiscale 2014. Il primo basato sulle richieste dell’amministrazione Obama, il secondo nell’eventualità che lo stallo fiscale non trovi soluzione e continuino i negoziati tra la Casa Bianca e il Congresso per trovare un accordo sul deficit. Per avere maggiori informazioni  bisognerà però attendere ancora qualche settimana.

Per il 2015 si pensa invece a tre piani: uno a livello presidenziale, uno con l’occhio al sequester e uno che tenga conto di entrambe le esigenze. Il vicesegretario alla Difesa, Ashton Carter ha tracciato alcune linee guida dell’organizzazione della forza militare statunitense in un periodo di ristrettezze di bilancio durante l’annuale conferenza ospitata dal Center for a New American Security.

“Stiamo facendo di tutto per gestire questa difficile situazione”, ha detto Carter nello spiegare gli sforzi del dipartimento per ridurre al minimo gli effetti dei tagli sulla difesa statunitense.

In dieci anni saranno pari a 500 miliardi di dollari. Nell’anno fiscale 2013 si parla di 37 miliardi di dollari che – ha sottolineato – non saranno lineari e indiscriminati su tutte le voci delle Difesa. A salvarsi saranno a esempio i fondi destinati alla guerra. “Terremo il conflitto afgano fuori dal tavolo”, ha spiegato, “Il presidente ha deciso di tenere fuori dal sequester i salari delle nostre truppe in guerra”.

Carter cita anche altre aree critiche come la deterrenza nucleare o la capacità di agire velocemente in quei casi indicati dall’espressione “combattere stanotte”, tra i quali ricorda la crisi nella penisola coreana.

I tagli si applicheranno a tutto il resto e questo si ripercuoterà in particolare sulle spese per la manutenzione e altre aree operative con ricadute ad esempio sull’addestramento. Nella pratica si è tradotto nella necessità di lasciare a terra 13 squadroni da combattimento dell’aeronautica e nel mancato dispiegamento di unità della marina. Ma è stato soprattutto l’esercito a risentirne, ha sottolineato Carter.

Soprattutto lo sarà in futuro con il trasferimento delle priorità statunitensi dall’Afghanistan alla regione dell’Asia e del Pacifico. Da ciò la necessità di una trasformazione della forza militare. Rispondendo a una domanda della platea Carter ha parlato di un esercito “più piccolo e agile”, capace di affrontare minacce di diversa natura.

Altro tema sollevato nel dibattito è stato quello del conflitto digitale e in particolare sull’ipotesi di avere una testa congiunta invece del doppio vertice composto dal Cyber Command e dall’Agenzia nazionale della sicurezza, oggi nell’occhio del ciclone per le rivelazioni sulle massicce operazioni di sorveglianza su cittadini statunitensi e non. La fine della dualità potrebbe esserci in futuro,ma non a stretto giro, perché mancano le risorse.

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