Nel 2012 la cancelliera tedesca Angela Merkel era uscita indebolita dal Consiglio europeo di fine giugno dopo che i leader di Francia, Italia e Spagna si erano uniti contro di lei, forzando la Germania a concessioni sul sostegno alla crisi bancaria europea. Non questa volta.
Come sottolinea Reuters, con un occhio rivolto alle elezioni che si terranno a settembre, la cancelliera tedesca è tornata a Bruxelles ristabilendo la propria autorità sul palcoscenico europeo.
Consapevole che un’integrazione più ravvicinata avrebbe potuto scontentare i suoi elettori, ha lavorato affinché non ci si imbattesse nelle prossime tappe verso l’Unione bancaria prima della fine del 2013, dopo il voto tedesco quindi.
Merkel ha chiarito che è fuori discussione qualsiasi tipo di responsabilità per i debiti altrui, dal fondo di risoluzione comune bancario agli eurobond, e ha ottenuto il rinvio del voto sulle modalità di riduzione delle emissioni di Co2 da parte delle nuove vetture prodotte nell’Unione Europea. Non solo. Non si è mai pronunciata la parola Austerity, che implica il fallimento delle politiche economiche alla tedesca in Europa.
La Germania di Merkel invece si è potuta ergere a paladina della lotta alla disoccupazione, e a portavoce dei Paesi in crisi dell’Eurozona, lavorando per l’anticipazione nel 2014 e 2015 dello stanziamento di 6 miliardi di euro per l’iniziativa sull’occupazione giovanile. Per rendere più chiaro il messaggio, il prossimo vertice del 3 luglio sul tema si terrà proprio a Berlino.
Ma ecco gli approfondimenti di Formiche.net sul Consiglio europeo tenutosi il 27 e il 28 giugno a Bruxelles:
Vertice Ue, perché Letta esulta. Di Elisa Maiucci
Vertice Ue, cosa ha spinto Cameron a firmare il bilancio. Di Elisa Maiucci
>Cosa ha detto Letta dopo il Consiglio Ue sul bilancio. Di Michele Pierri
Ue, la finta lotta alla disoccupazione di Letta, Hollande e Merkel. L’intervista di Elisa Maiucci a David Carretta, corrispondente da Bruxelles di Radio Radicale e collaboratore del Foglio e del Messaggero.
Il governo canterà vittoria, ma a Bruxelles sarà disfatta. L’analisi dell’economista Giuseppe Pennisi