Skip to main content

Epifani il leader che vuole stare nel Partito socialista europeo

Se è vero quanto sostiene Alfredo Reichlin: “Il Pd, e vorrei ricordarlo ai direttori del <em>Corriere della Sera e di Repubblica, è un partito contendibile ma non scalabile”, alla ricerca di una identità culturale e politica che lo stesso Reichlin vede nel tener insieme “laicità, umanesimo cristiano e la lotta all’emancipazione dell’uomo che fu propria del socialismo”, la quale pur “se diversa dal passato” sempre “lotta deve essere e non la chiacchiera sulle persone o su valori astratti”.

E se è altresì ravvicinato l’appuntamento delle elezioni europee del 22-25 maggio 2014, alle quali Massimo D’Alema tiene particolarmente, essendo l’unico dirigente di peso del Pd schierato, come Presidente riconfermato della Fpse (Fondazione europea di studi progressisti), nel Partito socialista europeo, non appare affatto remota l’ipotesi della conferma con il prossimo Congresso di Gugliemo Epifani alla leadership del Pd.

Chi aveva già annoverato Massimo D’Alema tra i grandi elettori di Matteo Renzi, dovrà ricredersi, così come dovrà ricredersi chi aveva dato in ritirata solitaria Pier Luigi Bersani che dei rapporti con il Pse, ed in particolare con il Psf di Desir Harlem e la Spd di Sigmar Gabriel, ha fatto l’asse portante della sua segreteria: il socialismo europeo, invece, non rientra nei programmi e nella strategia del sindaco di Firenze, contrariamente da Epifani che, guarda caso, insieme a D’Alema e’ stato presente al Forum dei progressisti europei del 15 giugno scorso a Parigi.

Non si deve dimenticare che buona parte degli eurodeputati che siedono al Parlamento europeo, hanno fimato il 28 marzo 2012 il Manifesto di Jacques Delors, ‘Per una alternativa socialista e democratica in Europa’, in contrapposizione alle forze conservatrici europee, sull’integrazione europea politica, economica e sociale e non solo finanziaria. Ciò non impedisce però di costruire convergenze ‘più larghe’ con forze di ispirazione liberal-democratica, ambientalista o cristiano-sociale: si tratta, per il Pd, di tenere ben distinti l’appartenenza a un campo di forze, il socialismo europeo, e la costruzione di alleanze politiche.

Al tempo stesso, avrebbe scarsa audience e non sarebbe compresa nel Pse l’idea un po’ troppo suggestiva e meccanicistica: prima facciamo il congresso, poi lanciamo la “lunga volata delle elezioni europee”. Per quanto i partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti europei possano guardare il Pd con attenzione e simpatia, non sono rimasti fermi – hanno già varato il ‘Programma fondamentale’ – e non stanno certamente, per l’avvio della campagna elettorale sull’idea di ‘societa’ progressite’ e la candidatura di Martin Schulz alla Presidenza della Commissione europea, ad aspettare l’evoluzione della situazione interna al Pd. Segnali in tale direzione sono pervenuti da tempo a via del Nazareno.

Questo è un aspetto che nel Pd comincia a farsi sentire e molto e ad essere oggetto di riflessioni e valutazioni, pena restare ai margini della grande sfida culturale e politica gia’ iniziata con le ormai prossime elezioni tedesche per la Cancelleria. È dall’intreccio ineludibile con le vicende europee che, aldilà delle dichiarazioni ufficiali sulla ‘fiducia’ al governo delle ‘larghe intese’ di Enrico Letta, che continua a muoversi sulla linea tracciata dall’ormai desaparecido, Mario Monti, si stanno saldando tra loro i vari settori della cosiddetta ‘sinistra’ del Pd – da Stefano Fassina, a Gianni Cuperlo, da Gianni Pittella a Pippo Civati, fino a Fabrizio Barca – attorno ad un leader, appunto Epifani, che senza strappi ne’ iniziative roboanti, ma con convinzione, decisione e credito, porti a breve, entro l’anno, il Pd nel novero dei partiti membri di diritto del Pse.


×

Iscriviti alla newsletter