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Il ruolo di Alfano nel giallo kazako

Si infittisce il giallo kazako in Italia. Nel mirino ora c’è il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e a crollare potrebbero essere gli equilibri del governo italiano. Sembra che il capo del Viminale abbia avuto un ruolo decisivo nel rimpatrio di Alma Shalabayeva, moglie di Mukhtar Ablyazov, e la figlia di sei anni, secondo quanto sostiene il Fatto Quotidiano di oggi.

I nuovi elementi del puzzle sono tanti: nelle ultime ore è stato confermato che l’ambasciatore del Kazakhstan in Italia, Andrian Yelemessov, ha tempestato di telefonate il Viminale per chiedere l’intervento della polizia e fermare il dissidente ricercato dall’Interpol. Ma con un solo mandato di cattura (emesso dal Kazakhstan) e non due come si è anticipato. In Gran Bretagna Ablyaozv è rifugiato politico e non è ricercato.

L’ambasciata kazaka non è riuscita a contattare Alfano e si è rivolta ai vertici tecnici del ministero degli Interni. A seguire, la donna e la bambina sono state espulse dall’Italia con una procedura molto sospetta della quale il Viminale dovrà dare conto.

L’espulsione della discordia

Prima di tutto, la rapidità. Perché così tanta fretta nel fare rientrare in Kazakhstan Shalabayeva e la figlia? La procura di Roma ha convalidato gli atti cinque volte ma di solito il processo di espulsione non avviene in tempi così tempestivi.

Un altro elemento controverso è che, in modo del tutto straordinario, l’aereo che ha riportato la moglie e la figlia del dissidente in Kazakhstan non era commerciale ma un velivolo messo a disposizione dall’ambasciata kazaka. Con un verbale per la consegna in affido della minorenne scritto e firmato ai piedi dell’aereo a Ciampino, secondo i documenti svelati oggi dal Fatto Quotidiano.

L’analisi del Sole

Secondo il Sole 24 Ore, invece, “la parte più delicata e imbarazzante della vicenda” è che per un caso del genere non siano stati informati i livelli superiori, inclusa la sfera politica. Molto probabilmente Alfano era informato e consapevole di quanto stava accadendo e ora dovrà renderne conto”.

L’attacco a 5 stelle

Il senatore del Movimento 5 Stelle, Mario Giarrusso, ha attaccato direttamente il ministro dell’Interno e ha chiesto le sue dimissioni. “A noi è parso subito evidente che non poteva non esserci una gravissima responsabilità del governo. Perché queste azioni non possono essere compiute senza copertura politica”, ha detto.

Il silenzio della Bonino

Intanto, il ministro degli Affari esteri, Emma Bonino, non si pronuncia. L’intervento del premier Enrico Letta ha scongiurato in anticipo le frizioni all’interno del governo. Secondo il Corriere della Sera, la Farnesina tace perché c’è una profonda irritazione per come il ministero dell’Interno ha gestito la vicenda. Senza tenere conto assolutamente della presidenza del Consiglio e il gabinetto degli Esteri.

Le due personalità chiave

Mentre due personaggi chiave nel rimpatrio, Lamberto Giannini, responsabile della Digos, e Maurizio Improta, dirigente dell’Ufficio immigrazione, sono stati promossi (senza che ci sia ancora un collegamento tra i due fatti), c’è attesa per le interrogazioni sul caso che rischia di compromettere l’immagine dell’Italia.

Le prossime audizioni

È stata fissata l’audizione davanti al Copasir di Arturo Esposito, direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna e già ieri Adriano Santini, direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna è stato interpellato senza fornire nuovi elementi.

Gli interessi europei in Kazakhstan

Il presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbaev, ha uno stretto rapporto di amicizia con Silvio Berlusconi. Ma ad avere interessi con il Kazakhstan ci sono anche la Gran Bretagna, la Francia, l’Olanda, la Russia, la Cina e l’India. Tutto in nome del petrolio.

Ma come ha sottolineato il Corriere della Sera, al di là di scoprire se il passaporto di Shalabayeva fosse vero o falso, in questa vicenda bisogna capire le reali responsabilità della consegna di una donna e sua famiglia a un regime poco rispettoso dei diritti umani.

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