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Banche, perché Schäuble rovina la festa a Bruxelles

G8, vertice di fine giugno e summit sulla disoccupazione a Berlino. Una strana aria di intesa è soffiata sull’Unione europea nell’ultimo mese. Fine di ogni discordia e dei no tedeschi? Non proprio, e il nervo scoperto rimane sempre quello bancario, come testimoniano i dissidi tra  l’eurocommissario al Mercato interno, Michel Barnier, e il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, sul meccanismo di risoluzione bancaria proposto oggi formalmente dalla Commissione.

Soluzioni definitive

La Germania mantiene un atteggiamento formalmente aperto sulla proposta europea sulla risoluzione delle crisi bancarie, il secondo e cruciale pilastro della costruzione dell’Unione bancaria dopo quello della vigilanza. “Non bloccheremo né ritarderemo nulla – ha detto la portavoce del ministero delle Finanze Marianne Kothé -. Ma vogliamo delle soluzioni definitive”.

I motivi delle tensioni

Nodo del contendere, nella proposta di direttiva formalizzata oggi da Bruxelles, è soprattutto il Fondo europeo dedicato a questo meccanismo di risoluzione, che nelle intenzioni della Commissione andrebbe creato tramite finanziamenti delle banche stesse e accorpando i vari fondi nazionali precedentemente predisposti. Secondo Berlino tutto questo richiede una revisione dei trattati per avere una base legale adeguata, secondo la Commissione europea no. Un braccio di ferro che su questo settore ha visto finora in primo piano proprio il ministro Schäuble. Un appiglio legislativo che rischia di far slittare i tempi e che in sostanza dice no all’uso di fondi governativi per salvare banche in crisi, anche non tedesche.

La tempistica e le nogoziazioni

Tanto che ieri il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Steffen Seibert si era spinto ad accusare Bruxelles di essersi spinta “oltre le sue competenze”. Oggi la Kothé ha evitato di calcare i toni, ma senza recedere dalle posizioni prese. “Cercheremo di trovare soluzioni europee – ha detto – in modo costruttivo e mirato”. Lo stesso Barnier, nel presentare oggi la proposta, ha ammesso che per raggiungere il consenso necessario a portare alla sua approvazione da parte del Consiglio dei governi Ue “dovremo negoziare e cercare dei compromessi. Serviranno mesi, spero non troppi”.

Le vere cifre in ballo

Il futuro Fondo europeo di risoluzione delle crisi bancarie avrà una dotazione a regime di “60 o 70 miliardi di euro”, ha rivelato Barnier, Peraltro “nei primi anni” la dotazione effettiva di questo fondo “sarà più modesta – ha aggiunto – ma potrà emettere titoli sui mercati per finanziarsi e fare fronte a situazioni che lo giustifichino”. 


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