Skip to main content

Berlusconi è nelle mani di Napolitano

La nascita della Terza Repubblica doveva essere un lieto evento atteso da tutti, ma si è rivelato come un parto difficile e travagliato, peraltro prematuro, che ha portato alla luce un bimbo gracile ed affetto da molte malformazioni. Nondimeno, poiché è stato generato da una madre volubile  – la nazione italiana – incline da sempre a concedersi con facilità alle lusinghe di molti corteggiatori, è un neonato figlio di molti padri, oggi tutti più o meno restii a riconoscerlo come legittimo.

I tre padri

Diciamo che i padri sono i tre principali partiti rappresentati nell’attuale Parlamento (gli altri hanno sofferto di impotenza coeundi non riuscendo, diciamo così, a… salire) che possiamo identificare con i loro falli, ovvero l’organo preposto al coito con la nazione: l’ex leader nel caso del primo arrivato Bersani, il comico assunto al ruolo di guru Grillo, garante ma non candidato e, per finire, l’unico leader rimasto, quel Berlusconi che di questioni di sesso pare sia ben informato e, suo malgrado, vittima della curiosità bacchettona di qualcuno. 

Bersani e Grillo

Ben poco da dire sui primi due: Bersani si è dimostrato inadeguato a reggere entrambi i ruoli di segretario e di incaricato premier. Il secondo, Grillo, ha sprecato un calcio di rigore, peraltro a porta vuota, quando era dapprima riuscito nell’impresa di istituzionalizzare il disagio, ma ha sbarellato poi con le sue truppe neofite ed in molti casi oggettivamente impreparate.

Il merito di Berlusconi

Resta l’ultimo padre, l’unico intenzionato fin da subito a riconoscere il figlio portatore di handicap. Non tanto perché ne sia particolarmente entusiasta, bensì in quanto consapevole di essere almeno uno dei responsabili della sua nascita, avendo avuto (magari anche facilitato …) una grande erezione quando serviva. Fuori di metafora, oltre a rappresentare l’ideale politico di milioni di italiani, occorre riconoscere al Cavaliere quantomeno un merito, soprattutto alla luce degli avvenimenti di questi giorni legati sue sfortune giudiziarie ed alle urla dei suoi falchi, ovvero quello di aver mantenuto un comportamento ragionevole ed affidabile, per certi versi direi inaspettato. Se una delle principali caratteristiche di uno statista è quella di saper separare i destini personali, rischiando il proprio consenso e quello del suo partito, da quelli dell’interesse collettivo, allora solo chi è viziato da ciechi pregiudizi può non vedere rappresentata nella attuale figura di Berlusconi tale qualità.

Cavaliere come uno qualunque

Nel merito poi delle sue vicissitudini giudiziarie, senza voler entrare in questioni tecnico giuridiche o delle diverse posizioni sulla terzietà di una parte della magistratura, è opportuno però dare una risposta a una domanda fondamentale: in nome dell’interesse nazionale, è possibile affermare che  Silvio Berlusconi è un cittadino come tutti gli altri di fronte alla legge?

La risposta attesa dal Colle

Difficilmente lo faranno i giudici della Cassazione, ma credo che oggi un uomo si trovi di sicuro a riflettere su quella domanda, essendo chiamato al sempre più difficile ruolo di tenere unito un Paese che sembra avere tutte le folli intenzioni di suicidarsi. Il Presidente della Repubblica troverà di certo la risposta ed agirà di conseguenza per fare in modo che questa vicenda possa essere chiusa, magari con una sentenza che inizia con la formula  “In nome del Popolo Italiano e Sovrano”.


×

Iscriviti alla newsletter