Con l’autorizzazione dell’editore e dell’autore pubblichiamo l’analisi di Cesare Maffi uscito sul quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi, Italia Oggi.
L’intervento della Cassazione in stile Speedy Gonzales ha, com’era da attendersi, sollevato la reazione della stampa di destra. Scorrendo i giornali di ieri, però, balzavano all’occhio non poche difformità nei quotidiani amici di Silvio Berlusconi.
Il Foglio relegava la vicenda in un editoriale a pag. 3, intitolato «Cassazione a miccia corta», il succo del quale era la doglianza, contenuta nel sommario, per «il lavoro in fumo di Napolitano».
A parte la considerazione grammaticale che sarebbe stato opportuno scrivere «in fumo il lavoro di Napolitano», il commento redazionale guardava gli attori implicati nella manovra, dalla Corte d’appello milanese, alla Cassazione, al Corriere con relative vertenze proprietarie. In compenso, l’intera pagina centrale era dedicata all’avvocato Franco Coppi.
Con ben altri toni si esprimeva il Giornale, dedicando alla vicenda le prime nove pagine, di seguito. Il titolo portante parlava da sé: «Banditi di Stato». Nell’editoriale, Alessandro Sallusti velenosamente rilevava, a proposito del capo dello Stato, trattarsi di un «arbitro sulla cui imparzialità i dubbi sono sempre maggiori». Infelice e iettatorio era il titolo dedicato alle reazioni del Cav: «Berlusconi: vogliono piazzale Loreto. E prepara l’Aventino». L’Aventino, nel 1924, fu un errore di dimensioni storiche, che favorì il fascismo mettendo le premesse, per assenza di larga parte delle opposizioni, all’instaurarsi della dittatura. In effetti, Angelino Alfano ha notato: «Aventino sa di sconfitta». Al Giornale (ma il discorso riguarda, ovviamente e prioritariamente, il Pdl) dovrebbero capire che invocare l’Aventino significa esaltare un evento (e uno strumento politico, consistente nell’abbandono dei posti elettivi) che diede la vittoria agli anti aventinisti.
Leggi l’articolo completo su Italia Oggi