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Bernanke accontenta Wall Street e spacca la Fed

La regola d’oro della comunicazione istituzionale si è sempre basata su un principio base: indorare la pillola, anche la più amara. Quella che sembra affermarsi per consuetudine nell’ultimo periodo negli Stati Uniti ribalta invece la frittata, per il bene di Wall Street, che malato non è ma lo fa: le buone notizie siano fatte passare sottotono.

Il messaggio di Bernanke

L’economia statunitense sembra riprendersi dagli acciacchi della crisi più in fretta di quella europea, e la disoccupazione, sebbene meno delle attese, è scesa a giugno al 7,6%, ben lontana dai valori a due cifre che continua a registrare Bruxelles. Ma, tirando le somme in un consiglio diviso, il governatore della Fed Ben Bernanke, per placare la sete della finanza che vuole un proseguimento delle sue iniezioni di liquidità da 85 miliardi di dollari al mese e che teme uno stop al raggiungimento della soglia del 6,5% come stabilito, ha fatto il pessimista per l’ottimismo di Wall Street. La politica fiscale Usa è troppo dura, il che richiederà ancora un sostegno forte di quella monetaria, ha detto. E i dati sull’occupazione sovrastimano lo stato di salute degli Usa. Non è tutto bello come sembra, quindi, ha sottolineato Bernanke. L’opposto del “non stiamo così male come sembra” del  numero uno della Bce Mario Draghi.

Bernanke super colomba

Bernanke ritiene che l’inflazione sia bassa e che al momento la politica fiscale Usa sia piuttosto restrittiva per cui nel prevedibile futuro ci sarà bisogno di una politica monetaria estremamente più accomodante.

Le stime sulla disoccupazione

In generale, secondo Bernanke, la Fed è piuttosto ottimista per le previsioni dell’economia Usa, anche perché è incoraggiante che l’economia continui a crescere davanti all’attuale politica fiscale molto dura. Da ultimo il presidente uscente della Fed ha chiarito che non ci saranno aumenti automatici del tasso di interesse quando il tasso di disoccupazione sarà al 6,5%, aggiungendo che ciò potrebbe succedere più tardi. Allo stesso tempo ha sostenuto che l’attuale tasso del 7,6% sosvrastima la salute del mercato del lavoro Usa.

La soddisfazione di Wall Street

Questa la dichiarazione che ha fatto tornare il sorriso sui volti dei broker di Wall Street. “Ci ha rassicurati”, ha spiegato a Reuters Tim Ghriskey, chief investment officer del Solaris Group di Bedford Hills. “Le speculazioni che il tapering (la stretta monetaria) potesse partire da settembre si concentrano ora sul fatto che le iniezioni della Fed possano durare più a lungo”.

Disoccupazione e tassi

“L’inflazione e il mercato del lavoro segnalano che c’è bisogno di stimoli all’economia da parte della Fed”, ha precisato, sottolineando che l’obiettivo del 6,5% di disoccupazione è una soglia e non si tradurrà in un aumento automatico dei tassi di interesse.

Il proseguimento del programma di Quantitative Easing stabilito a giugno è stato deciso dai dodici membri del panel della Fed, ma non si sa quale sia stato il vero supporto al timetable poi annunciato da Bernanke.

La Fed spaccata

Circa la metà dei componenti della Fed, osserva Reuters, sarebbe convinta della necessità di rallentare il QE entro l’anno. L’altra metà, naturalmente, vuole prima accertarsi che il mercato del lavoro si sia veramente irrobustito prima di prendere decisioni da falco. “Tutti sembrano avere una loro opinione su quando sia più giusto iniziare a stringere i cordoni della borsa. E questo non rende che più incerta la situazione nel suo complesso”, ha spiegato Kim Rupert, manager director di Action Economics di San Francisco.

 



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