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Boldrini, una vera Miss Italia

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Massimo Tosti uscito sul quotidiano Italia Oggi.

Non è elegante prendersela con una signora. Che poi copra una importante carica istituzionale (la presidenza della Camera) non fa differenza. Il divieto è di genere, non di qualità. Il parere sull’ultima sortita di Laura Boldrini deve quindi essere espresso in termini di assoluto rispetto e doverosa cortesia. È lecito, tuttavia, dissentire dall’iniziativa assunta dal presidente dell’assemblea di Montecitorio (che si è congratulata con il presidente della Rai, la signora Tarantola) per aver cancellato l’accordo per le noiosissime serata in diretta del concorso di miss Italia.

La Boldrini ha sottolineato come soltanto il 2 per cento delle donne che appaiono in tv parla ed esprime pareri. Non è chiaro da quale fonte la Boldrini abbia ricavato quel dato statistico, ma non è questo il punto. La questione è che non è questo il modo giusto per difendere la dignità delle donne. Le quali hanno tutto il diritto di scegliersi la strada più adatta per avere successo o, più semplicemente, per realizzare i propri sogni. E Miss Italia fa parte da tre generazioni dell’immaginario femminile: è la strada per soddisfare la vanità (che è parte integrante dell’altra metà del cielo, ma anche della metà maschile) e per cercare di accedere al mercato del lavoro che lo spettacolo offre.

I concorsi di bellezza hanno successo in tutto il mondo: o, almeno, in tutto il mondo libero (fanno eccezione i paesi talebani, dove le donne sono condannate alla schiavitù del burka, ed è loro impedito di mostrare la loro bellezza). C’è poi una seconda (fondamentale) considerazione. I latini dicevano «De minimis non curat praetor» (cioè le autorià non devono occuparsi di questioni irrilevanti). Miss Italia, oltretutto, non stuzzica i cattivi pensieri degli uomini, ma accompagna i sogni delle ragazze. È un programma più visto dalle donne che dagli uomini. È una piattaforma rassicurante che consente (in caso di successo) di trovare un buon contratto di lavoro con la Rai o con Mediaset. È la punta massima del “nazional-popolare” che la Rai si poneva, almeno fino a poco tempo fa, come obiettivo principale di azione nella sua qualità di “servizio pubblico”.

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