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“Cartellino rosso” a Calderoli? Inevitabile. Ma non demonizzare tutta la ex “costola sinistra”!

Il “rutto” bossiano del pensoso statista di Brescia, Calderoli, contro la ministra Kyenge?
Dalla ex costola, dalemiana, della sinistra, è uscito un insulto, sguaiato e incolto, più che razzista. Il razzismo è un fenomeno, deprecabile, ma troppo complesso e serio per il Roberto n.3 della Lega!
Inevitabile, per Bobo Maroni, l’esibizione del cartellino rosso” al padre del Porcellum, “unfit” a rappresentare il “nuovo”(?) Carroccio al Senato.
Ma gli indignati bipartisan, sulla scia della sacrosanta ira di Napolitano e Letta, non dimentichino che le regioni più importanti del Nord del Paese sono guidate da governatori del partito del senatore lumbard, alleato-chiave del Pdl. E neppure che la sinistra provò, e riuscì, corteggiandola, a sganciare la Lega dall’intesa di centrodestra, che sosteneva il primo governo Berlusconi. E, allora, il leader del Carroccio era il senatùr, che faceva gestacci in pubblico contro gli avversari e proclamava la volontà di usare la bandiera dell’Italia come carta igienica.
Certo, le sortite di Calderoli e Borghezio offendono la maggioranza degli italiani e rendono molto difficile il ritrovamento di quell’orgoglio politico, rimpianto da Galli della Loggia e non solo da lui
Ma non illudiamoci che, cacciato l’ex ministro, siano risolti tutti ii delicati problemi, causati alla politica e alle istituzioni dalla presenza di un movimento, come quello leghista, al cui interno nessuno, con sincerità, si è scandalizzato per gli insulti alla Kyenge, rivolti dal parlamentare di Brescia.
Nella difficile transizione dalla famiglia Bossi e Maroni, la Lega Nord teme di perdere molti consensi e, pertanto, si aggrappa alle campagne anti-immigrati e alle battute più pesanti e offensive. Non potendo espellere il Carroccio dal Parlamento, la destra e la sinistra devono lavorare, con intelligenza, dialogando e non demonizzando tutti, affinchè emergano i dirigenti più moderati e le posizioni meno estremiste.



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