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Ecco perché la Cina sarà la nuova superpotenza mondiale

Cambia nel mondo la percezione dell’equilibrio tra le potenze. La bilancia si sta spostando a favore della Cina. Aumenta il numero di quanti ritengono che Pechino supererà, se non ha già spodestato, gli Stati Uniti come superpotenza globale.

Nelle opinioni globali la Repubblica popolare si è messa in corsia di sorpasso, la cui data sembra avvicinarsi sempre più velocemente, sebbene le previsioni varino: 2030, 2025 alcuni addirittura 2017. Se nel 2008 gli Usa erano percepiti come la principale potenza economica al mondo dal 47% degli intervistati, oggi lo sono dal 41%, mentre la Repubblica popolare è salita dal 20% di cinque anni fa all’attuale 34%.

I dati sono emersi dall’ultimo sondaggio del Pew Research Institute condotto in 39 Paesi, i cui risultati sono stati pubblicati dopo una settimana dal dialogo economico strategico tra i due governi che cercano di sviluppare quella che definiscono una “nuova relazione tra potenze”.

Washington continua però a riscuotere maggior consenso: il 63% ha un atteggiamento favorevole verso gli Usa, considerati nella maggioranza dei casi una nazione amica, mentre Pechino è ferma al 50%. All’immagine di Washington giova la percezione sul rispetto delle libertà individuali. Il sondaggio non dice quanto però il caso Snowden e le rivelazioni sui programmi di sorveglianza e spionaggio della National Security Agency possano aver influito sulle risposte. Almeno in Europa, la percezione degli statunitensi ha goduto della figura di Barack Obama alla presidenza, scrive il centro di ricerca, rispetto all’antiamericanismo diffuso nel Vecchio Continente durante la presidenza di George W. Bush.

Diversa è invece l’opinione nel mondo musulmano con percentuali favorevoli agli Usa che soltanto in pochi Paesi superano il 20%, le più alte delle quali in Indonesia e in Malaysia, dove peraltro la Cina riscuote comunque maggiore successo.

Filippine, Corea del Sud e Giappone considerano invece primario il rapporto con Washington. La Corea del Sud per ragioni storiche. Nel Paese sono di stanza 28mila soldati Usa e il sostegno Usa è indispensabile nel conflittuale rapporto con il regime nordcoreano. Filippine e Giappone sono alle prese con dispute territoriali con Pechino nelle quali non sono mancate prove di forza come lo stallo filippino-cinese con le due marine che si fronteggiarono per alcuni giorni ad aprile di un anno fa. Mentre in Giappone, tra rancori storici e controversie per la sovranità sulle isole Senkaku o Diaoyu, a seconda che ci si usi il nome nipponico o cinese, la percentuale di quanti vedono con favore Pechino è appena del 5%.

Dove Pechino riscuote favore è l’Africa sub-sahariana e l’America Latina, anche per via degli investimenti cinesi. Gli Usa possono tuttavia contare sulla forza del loro soft-power, un campo in cui la Cina ancora arranca nonostante gli sforzi con gli istituti Confucio, le campagne promozionali dell’agenzia di stampa Xinhua e l’internazionalizzazione dei propri organi di informazione.


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