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Dalle unioni civili al matrimonio, il precedente inglese

la regina ha firmato e anche la gran bretagna ha riconosciuto il matrimonio tra omosessuali. scrive oggi massimo introvigne: Londra insegna: prima si introducono le unioni civili e dopo qualche hanno la leggina che cambia loro nome in matrimonio passa in modo rapido e quasi senza opposizioni. Come un bicchier d’acqua, appunto. Chi vuole le unioni civili per evitare il matrimonio avrà prima le unioni civili e poi il matrimonio. Con adozioni annesse”. 

anche guidare una macchina espone a rischi per l’incolumità fisica ma non per questo può legittimamente sostenersi che il potenziale pericolo che corrono l’autista, i passeggeri e i passanti giustifichi il ritorno alle carrozze (anch’esse non sicure) o la mera deambulazione (sempre esposta a storte).

è indubbio che il riconoscimento delle unioni civili possa aprire politicamente a quello del matrimonio omosessuale ma il passaggio dalle prime al secondo è, sempre ed in ogni caso, frutto di una decisione autonoma. una decisione che, nel nostro sistema, è rimessa alla maggioranza dei parlamentari e che, come tale, deve essere contrastata – da chi lo ritiene – democraticamente ossia sul piano delle idee e con la forza degli argomenti.

l’opportunità di introdurre anche in italia le unioni civili deve essere valutata di per sé e non già in ragione del rischio che possano evolvere in matrimonio omosessuale. se le unioni civili sono un bene non può contrastarsi il loro riconoscimento per scongiurare un ritenuto male potenziale, quale il matrimonio omosessuale, non derivando questo da quelle.

credo che sia chiaro che la posizione di introvigne non solo non mi convince ma che la considero controproducente per i cattolici che rischiano di arroccarsi su posizioni insostenibili.

parimenti debole mi appare la tesi di roberto de mattei sulle coppie di fatto e gay: ” Votare una legge del genere significa rendersi complici di un male che non viene certo cancellato dalla pretesa “riduzione del danno”. Se ci fossero in Parlamento due leggi, una che legalizza il matrimonio omosessuale e l’altra che riconosce i diritti delle coppie omosessuali, pur non equiparandoli al matrimonio, i cattolici non potrebbero votare la seconda legge, perché “meno cattiva” della prima, e se passasse la peggiore, la responsabilità sarebbe solo di chi l’avesse firmata. Come immaginare che un cattolico possa approvare una legge che protegge giuridicamente uno di quei «peccati che gridano verso il Cielo»come «il peccato dei sodomiti» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1867)?”.

è indubbio che se per i cattolici l’omosessualità è un peccato il riconoscimento dei diritti delle coppie gay non dovrebbe essere ammissibile, anche laddove attuato mediante le unioni civili.

ma se le unioni civili vengono preordinate alla regolazione dei rapporti di convivenza (senza espressa connotazione sessuale) non vedo motivo per il quale non dovrebbero essere votate anche da coloro che si riconoscono nella dottrinale sociale della chiesa.

le unioni civili potrebbero essere un utile strumento per regolare i rapporti tra persone che si impegnano alla reciproca assistenza e che hanno un progetto di vita in comune, come può accadere tra amici, parenti, anziani, malati. il sesso può essere una componente ma non è detto che ne sia l’unica ragione. c’è anche la fraternità, che è un valore ritenuto meritevole di riconoscimento sia per lo stato laico che per la ragione cattolica.

perché escludere a priori che si possa dar vita ad un istituto giuridico che consenta di regolare e migliorare la vita delle persone? è indubbio che introducendo le unioni civili alle stesse possano fare ricorso gli omosessuali per regolare il rapporto di coppia. ma anche in questo caso il rischio che un coltello venga utilizzato per uccidere e non per tagliare una bistecca non giustifica che debba essere bandito dalla nostra tavola quando la sua utilità supera la intrinseca pericolosità.

credo che ci sia ancora di che riflettere.

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