Riformare la contabilità pubblica abolendo il criterio di bilancio per competenza, e mantenendo solo quello per cassa. È una delle indicazioni che il presidente dell’Authority per i contratti pubblici, Sergio Santoro, che oggi ha presentato la Relazione annuale a Palazzo Giustiniani, ha definito prioritarie per rendere possibile lo sblocco dei pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
Per Santoro, il pagamento dei debiti arretrati della Pa non potrà completarsi senza un’innovativa riforma della contabilità dello Stato e degli Enti pubblici, “tale da rendere effettivo il passaggio dal vigente sistema misto di bilancio di competenza e cassa a un sistema esclusivamente di cassa, come in vigore nella quasi totalità dei Paesi europei”.
Il problema non è da poco, come già segnalato dall’economista Ugo Arrigo. Il bilancio di competenza infatti, se da un lato specifica le spese che la Pubblica amministrazione intende fare, dall’altro non dispone il loro pagamento. La competenza, spiega a Public Policy il presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino “è una previsione nel Bilancio, di per sé crea l’obbligo, ma non l’operatività dell’obbligo. Quindi occorre passare poi alla fase esecutiva”. La fase esecutiva si è avviata almeno in parte col primo decreto di sblocco dei pagamenti della Pa.
Tuttavia, dato che le spese non possono essere iscritte a competenza se non viene stanziato un importo corrispondente per liquidarle, non si capisce a cosa serva un decreto per costringere le amministrazioni a pagare. Le risorse, se si sta a quanto scritto nel Bilancio di previsione, già ci sono e sono impegnate per le diverse voci.
Oppure, in un documento ufficiale come il bilancio di competenza la Pa dichiara di aver stanziato somme di cui poi non dispone? “Questo è un grosso problema – risponde Giampaolino -. Dal punto di vista giuridico così è: c’è l’impegno di spesa e ad esso dovrebbe corrispondere sempre il relativo stanziamento. Però purtroppo, specie per i bilanci dei Comuni si sono verificate delle previsioni non corrispondenti, e questo la Corte l’ha detto”. LEP