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Dialogando con Roberta De Monticelli, la democrazia e il rinnovamento

Dopo l’incontro con il prof. Paolo Becchi tenutosi a Berlino l’8 luglio 2013, ho avuto modo di incontrare la prof.ssa Roberta De Monticelli. La ringrazio per la sua disponibilità e gentilezza. Abbiamo discusso assieme dell’incontro con il prof. Becchi e abbiamo approfondito due questioni: la democrazia e il rinnovamento.

Proprio su questi temi la prof.ssa De Monticelli ha da poco scritto un libro, intitolato “Sull’idea di rinnovamento”. Ammetto che non conoscevo questo testo, dunque provvederò quanto prima a recuperarlo.

Ero anche intenzionato a fare una trascrizione fedele dell’intervista, purtroppo la registrazione è risultata con un audio molto debole. La ricostruzione della discussione sarà quindi ricostruita in modo veritiero ma non perfettamente coincidente con le parole dell’interlocutore. Cercherò solo di mettere in evidenza alcuni aspetti che ho ritenuto interessanti e che sono comunque approfonditi nel testo della Prof.ssa.

La prima domanda che ho posto a De Monticelli era provocatoria. Dopo le parole dure di Becchi ho chiesto “ma in Italia, siamo ancora in democrazia?“. La risposta è stata “si”. La prof.ssa dice che in Italia la democrazia esiste ancora, riconosce però, che è in corso un percorso pericoloso che potrebbe condurre ad una situazione di non democrazia. La riforma costituzionale discussa da Becchi, si baserebbe su un meccanismo non previsto dall’articolo 138 della Costituzione. La prof.ssa afferma “la bizzarra articolazione dei lavori per preparare la proposta di riforma constituzionale, non trova riscontro nell’articolo 138, dunque è lecito porsi delle domande. Perché cambiare la Costituzione con procedure di questo tipo deve preoccupare”.

La prof.ssa giustamente osserva che “le democrazia possono diventare non democrazie” è un percorso a cui occorre riflettere e fa un esempio storico “si ricordi che Hitler arrivò al potere in modo democratico” ed è vero. Alla prof.ssa ho chiesto un parere sul M5S. De Monticelli si dice sorpresa delle contraddizioni emerse negli ultimi tempi tra “le promesse fatte alla società civile di cambiamento e le procedure di soppressione del dissenso messe in atto, per esempio, nel caso della Senatrice Gambaro” in effetti, “il contenuto delle proposte politiche del M5S è ampiamente condivisibile. Grillo si è reso portavoce della gente da molto tempo prima dell’inizio dell’attività politica, per denunciare quello che non andava bene. Il messaggio di questo movimento è in fin dei conti di moralizzare la politica, di riportare un’etica in politica, cosa che manca da tempo. E quello che mi era sembrato interessate, era il coinvolgimento della società civile, il risveglio della cittadinanza”.

Quello che la prof.ssa individua come elemento critico, e come opportunità di cambiamento sta proprio in questo successo incredibile che il M5S ha ottenuto a seguito del risveglio della società civile, delle persone comuni che si sono unite per dire “no” non mi sta più bene questa condizione, voglio che le cose cambino. L’aspetto cruciale per il M5S, dice De Monticelli, è stato “che questo enorme consenso, questo risveglio da parte dei cittadini si è tradotto in forza parlamentare”. Il movimento e la forza parlamentare, due momenti che dovrebbero essere se non distinti, comunque valutati in modi differenti. Mentre il movimento trae forza dalla “pancia” degli elettori, la forza parlamentare, con persone oneste ma anche competenti, dovrebbe “agire per modificare le cose”.

Già all’incontro con Becchi, De Monticelli aveva posto l’accento sul ruolo del blog e della rete, da un lato e il parlamento dall’altro. Possibile, si chiedeva De Monticelli, che certe affermazioni, certe dichiarazioni e certe narrazioni dei fatti (quello che accade in Parlamento) venga affrontato prima sul blog e poi (forse) in Parlamento?

De Monticelli dice che “la rete, internet, è uno strumento ma non un nuovo soggetto di democrazia. Non è una nuova collettività” occorre che i rappresentanti eletti agiscano in Parlamento, nelle istituzioni per poter denunciare ciò che non va e farlo in modo chiaro, pulito e non violento: “convengo con Lei che un vocabolario violento non sia positivo, a tal proposito è stato illumiante l’intervento del Capogruppo cinque stelle Morra, che ha spiegato esattamente quale era il problema, con proprietà di linguaggio e con grande chiarezza”.

Lo svuotamento delle istituzioni dalle loro funzioni, ossia il ruolo sempre meno centrale del Parlamento, per De Monticelli, è un campanello d’allarme. In questo senso, afferma, si giustifica o si può comprendere la paura di Becchi. Questo problema corrisponde anche alla crisi dei partiti tradizionali e, sopratutto, ad un incapacità da parte di questi di tradurre l’azione politica in risposta alle esigenze della collettività. Ho ribattuto, chiedendo alla prof.ssa in che modo, una forza come il M5S può essere capace di innescare questo cambiamento, dopo aver dimostrato che la regola “uno vale uno” non è in effetti sempre rispettata. Può una forza politica che nasce sulla scia di promesse e speranza di cambiamento e di apertura alla partecipazione attiva della cittadinanza, che diventa un movimento perosonalista e verticista dove il dissenso è soppresso e dove l’espulsione di una parlamentare è decisa con un questionario online, essere il protagonista di una trasformazione del sistema partitico e della politica nel nostro Paese?

De Monticelli dice che il M5S non è “verticista” semmai questo è tipico delle “oligarchie” di cui parla anche Zagrebelsky, di quei gruppi ristretti che decidono tutto dall’altro. Per De Monticelli il rischio è di “populismo”. Per poter evitare il rischio di populismo il M5S deve ritornare fedele a quanto promesso prima delle elezioni politiche, essere fedele a se stesso.

Il M5S può apportare un contributo al cambiamento, nella misura in cui è capace di rispettare le sue premesse iniziali, ossia quelle del coinvolgimento dei cittadini a tutti i livelli decisionali. La prof.ssa spiega che questo non significa affatto realizzare una “democrazia diretta” perché sarebbe impossibile, bensì “di importare alcuni elementi della democrazia diretta nella nostra democrazia rappresentativa” e questo il M5S poteva farlo. Il rinnovamento delle istituzioni passa, per De Monticelli, da un rinvigorimento della cittadianza e da una rivoluzione morale e civile.
In che modo, però, è possibile nel concreto modificare questa condizione, trasformare anche i partiti?

De Monticelli dice che la questione è davvero complessa, molto difficile trovare una risposta semplice e non ambigua: “in questi casi non si può essere approsimativi, l’argomento è molto complesso. Quello che deve cambiare è la logica basata sullo scambio tra legalità e consenso“. Questo punto mi è parso molto importante e originale: uno scambio tra legalità e consenso. “Le cito un caso concreto, quello del Comune di Cecina. In questo caso l’amministrazione ha ceduto legalità in cambio di consenso, ha concesso l’uso di un territorio che è un bene dell’umanità, una risorsa per la nostra economia, per la costruzione di un porticciolo privato. In questi casi lo scambio tra politica e alcuni segmenti della società civile, mi scusi la violenza del linguaggio è semplicemente disgustoso. Avevo scritto anche a Bersani ma non ha mai risposto. Possibile che un sindaco possa decidere in eterno delle sorti di un bene comune e che nessuno dica nulla? In questo caso servierebbe un movimento cinque stelle che dicesse: questo non si fa!”.

Lo scambio tra consenso e legalità è un problema di etica pubblica ed anche una delle cause dello svuotamento del senso delle istituzioni. Di quello scollamento che si ha tra i cittadini e la politica.
Se è vero che il movimento a 5 stelle nasce come espressione di un “risveglio della cittadinanza” e da un bisogno di “moralità pubblica” e di “cambiamento” come dice la prof.ssa De Monticelli, è anche vero che questo obiettivo non può essere raggiunto senza la collaborazione delle altre forze politiche. Ho espresso la convinzione che sia indispensabile una forma di dialogo, anche e sopratutto con quelle componenti più sincere e dialoganti che vorrebbero effettivamente cambiare le cose. Penso al tentativo di Civati, accusato invece di secondi fini da parte di Grillo.

Non c’è novità, ho fatto notare, con l’uso della calunnia (lasciano perché vogliono la diaria) o della deligittimazione di chi dissente e nemmeno nel rifiutare la collaborazione. Sono strategie politiche fallimentari, questo a mio modo di vedere. La prof.ssa dice”non credo a questa volontà di andare a cercare un dialogo con il M5S solo perché è stato imposto da qualcuno. Penso ad uno come Gotor, non voglio credere che il suo voler dialogare non fosse mosso da iniziative limpide e spontanee, significa non credere più in nulla e nemmeno nella buona volontà di quei cittadini che si impegnano per cambiare le cose”.

Su questa diffidenza e sull’uso anche di un vocabolario violento, De Monticelli parla delle “emozioni viscerali”. Dice “il sentire non può essere messo in contrapposizione al pensare“occorre anche cercare il dialogo e trovare un modo per fare le cose insieme.

 



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