I parlamentari che sono anche sindaci di comuni tra i 5mila e i 15mila abitanti, sono “salvi”, ovvero possono mantenere la doppia poltrona. Questa la correzione che i relatori del dl Fare alla Camera, Francesco Boccia (Pd) e Francesco Paolo Sisto (Pdl) hanno apportato a un emendamento tripartisan (di Pdl, Pd e Sel) già votato e che eliminava l’incompatibilità per tutti i parlamentari eletti che sono sindaci di un comune sopra i 5mila abitanti.
Una correzione che deroga al diritto parlamentare e a ogni regolamento, visto che un emendamento votato e approvato dalle commissioni parlamentari non può essere rivotato e
modificato dalle stesse. Deve andare in Aula e poi eventualmente essere riformulato. Questa volta invece, per correggere un “errore di formulazione”, come è stato definito nelle commissioni, i relatori hanno chiesto ai deputati di “correggere” il testo dell’emendamento e votare la correzione, per altro solo orale.
Così i relatori e il governo hanno tentato, almeno parzialmente, di mettere a tacere le molteplici polemiche che sono sorte in questi giorni intorno a questa norma, definita da qualcuno come una norma a favore di Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno (che ha circa 131mila abitanti) e viceministro alle Infrastrutture. Con la correzione apportata oggi, ad esempio, De Luca e come lui i parlamentari che sono sindaci di comuni sopra i 15mila abitanti, dovranno dimettersi da una delle due cariche perché incompatibili.
Come è emerso durante la discussione nelle commissioni, comunque, bisognerà fare una norma ad hoc per correggere la norma così com’è ora e stabilire incompatibilità e ineleggibilità. Finora infatti sono definiti compatibili i parlamentari-sindaci dei comuni tra i 5mila e i 15mila abitanti e inelegibili (per norme precedenti) quelli dei comuni oltre i 20mila abitanti. Bisognerà quindi chiarire ad esempio quale regime bisogna applicare ai parlamentari che sono anche sindaci di comuni sotto i 5mila abitanti o tra 15mila e 20mila. (Public Policy)VIC