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Egitto, una transizione tutta da rifare

Pubblichiamo un articolo del dossier “Egitto reset, Obama chiama Ue, gas in Italia” di Affari Internazionali.

La nostra autrice ci scrive dal Cairo. “Reset, tutto da rifare. Punto a capo, si riinizia la transizione più preparati di prima”. Con queste parole il giovane analista e attivista Bassem Sabry butta giù il boccone amaro dell’intervento militare. Alla scadenza dell’ultimatum che il Consiglio supremo delle forze armate aveva dato al presidente islamista Mohammed Morsi per raggiungere un accordo con i suoi oppositori, mercoledì sera i carri armati sono tornati in alcune strade del Cairo.

Unità nazionale

Per quarantott’ore l’Egitto è stato un paese sospeso sul suo futuro. A “chiarirgli le idee” è stato l’esercito, che ancora una volta si è dimostrato l’ago della bilancia e l’unica istituzione che, nel bene e nel male, ha il polso della situazione egiziana.

Mentre le voci dell’arresto di Morsi si sommavano a quelle che ne annunciavano un suo divieto ad abbandonare il paese, in un comunicato televisivo, il generale Abdel Fattah Al Sissi – capo delle forze armate e anche ministro della difesa – ha annunciato una road map concordata con alcuni esponenti di spicco dell’opposizione e i leader delle principali istituzioni religiose, la chiesa copta e Al-Ahzar – massima autorità dell’Islam sunnita.

Secondo questa scaletta, a prendere il posto di Morsi è Adly Mansour, presidente della Corte costituzionale egiziana che mercoledì ha prestato giuramento e che resterà in carica fino a quando non si terranno le elezioni presidenziali anticipate.

A governare il paese sarà un esecutivo di tecnici e di unità nazionale che dovrà anche dare indicazioni sugli emendamenti al testo costituzionale approvato nel dicembre scorso che è stato ora sospeso. Coadiuvato dalla Corte costituzionale, il governo dovrà anche occuparsi della legge elettorale necessaria per indire elezioni parlamentari.

Importante sarà anche il ruolo di una commissione di riconciliazione nazionale che cercherà di ridurre la polarizzazione esacerbata dagli avvenimenti degli ultimi mesi. Per evitare che in Egitto si instauri una dittatura della maggioranza simile a quella realizzata dagli islamisti.

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Azzurra Meringolo è dottoressa in Relazioni Internazionali presso l’Università di Bologna. Ha ottenuto il dottorato con una tesi su “L’anti-americanismo egiziano dopo l’11 settembre: governo e opposizione nello specchio dei media”, che si è aggiudicato il premio Maria Grazia Cutuli 2012. È autrice di “I Ragazzi di piazza Tharir” e vincitrice del premio giornalistico Ivan Bonfanti 2012. Ricercatrice presso l’Istituto Affari Internazionali (IAI), è coordinatrice scientifica di Arab Media Report. 



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