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Gas: il cuore oltre l’ostacolo

Se non è l’età dell’oro è certamente un’era nuova quella che inizia per il gas, anche a seguito delle profonde trasformazioni regolatorie che incidono direttamente su operatori e consumatori.
Al Festival dell’Energia 2013, l’intervento di Valeria TerminiCommissario AEEG – nel corso del talk show “L’età d’oro del gas?“.

Secondo Valeria Termini: “Non ci sono elementi certi per dire se il prezzo del gas aumenterà o scenderà, quello che sappiamo è che a cambiare in modo irreversibile sarà il meccanismo di formazione del prezzo del gas. La stagione dei prezzi indicizzati sul prezzo del petrolio è certamente finita, con le sue improvvise e considerevoli oscillazioni. Ciò nonostante non è ancora immaginabile un mercato del tutto privo di garanzie e soggetto a fluttuazioni totalmente incontrollate: per questo si è pensato a un mercato a termine di copertura gas su gas, separato da quello degli idrocarburi“. 

Anche il tema delle infrastrutture è legato al prezzo: chi le paga, considerando che i consumatori non hanno più voglia di trovarsele in bolletta? Cosa succede se l’infrastruttura non viene più socializzata? Il meccanismo previsto dall’Europa punta sugli imprenditori, a cui viene chiesto di assumersi il rischio di impresa e di scommettere su determinati percorsi, prenotando la capacità di trasporto. È il blueprint, un concetto importante soprattutto in un momento in cui gli investimenti saranno crossborder, in un tentativo di “magliare” l’Europa in maniera fitta. La gradualità invece con cui i ribassamenti del prezzo si riprodurranno in bolletta è dovuta alla volontà di proteggere anche gli imprenditori del settore, evitando quanto accaduto negli Stati Uniti, dove molte imprese non sono riuscite a stare al passo con i cambiamenti imposti dal mercato.
Sul tema della necessità di realizzare una fitta maglia di pipeline sul territorio europeo si innesta un’altra riflessione importante, cioè quella della omogeneità di regole e processi tra i diversi Paesi coinvolti nei progetti, per favorire flessibilità e complementarietà tra i Paesi membri.
TAP rappresenta in questo senso un buon esperimento, un progetto pilota in cui i regolatori europei hanno giocato un ruolo importante. La pipeline del resto attraversa tre paesi diversi, Albania, Grecia e Italia, e quindi è importante creare regole comuni e definire modalità condivise. Da questo punto di vista, TAP può fare scuola, dimostrando che differenze istituzionali non banali possono essere superate.
Reportage fotografico Festival 2013 a cura di Matteo Casilli.

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