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Germania e droni, Global Hawk ed Euro Hawk pari non sono

Quando si dice che l’uscita di scena dell’Euro Hawk, il programma di veivoli senza pilota (Uav) nato da una collaborazione tra Northrop Grumman e Eads-Cassidian, è il frutto di una contesa politica interna tedesca si dice in realtà molto poco.

La scelta tedesca di uscire dal programma è stata accompagnata da polemiche sui costi e sulle lungaggini circa le autorizzazioni al volo degli Uav. A lanciarle è stato il partito socialdemocratico (Spd) che, come nota oggi Judy Dempsey, è indietro di 15 punti nei sondaggi pre-elettorali. Ciò che non nota l’esperta del Carniege Europe è che Thomas De Maiziére, il ministro della Difesa finito nel mirino dell’inchiesta parlamentare, segue le tracce di un altro ministro della Difesa e stretto collaboratore di Angela Merkel, il conte Karl Theodor zu-Guttenberg che nel 2011 dovette dimettersi per uno “scandalo” abbastanza strumentale, divenuto un caso di marketing europeo di un sistema politico apparentemente capace di sanzionare ogni minima infrazione etica.

Più probabilmente, allora come ora, il “reato” è stata un’oscillazione troppo filoatlantica della compagine governativa che ha già nel blocco dei ministri economici un forte traino, attraverso il progetto di alleanza economica transatlantica fondata sul libero scambio di cui a Berlino si parla dal 2007 almeno e che adesso è discussa anche a livello europeo. Di fronte a questo successo diplomatico del tandem transatlantico tedesco-americano, De Maiziére e il programma Euro Hawk sono relativamente “sacrificabili”. Non vi è dubbio che alla Nato si è perfettamente consapevoli che la Germania dopo l’unificazione è una potenza atlantica sulla base di realistici interessi nazionali, e non per vocazione ideologica. L’Spd in questo caso si farebbe semplicemente portavoce di interessi geopolitici tradizionali che appartengono alla Germania storica, prussiana, da sempre attenta a mantenere un forte legame con Mosca. Che il leader dell’Spd abbia sottolineato questo aspetto non basta però a cambiare alcuni dati strategici inscritti nell’atlantismo tedesco: la forza attrattiva russa è infatti ancora limitata all’hardware energetico e non estesa al software politico e ideologico.

Di fronte a questa polemica il dibattito potrebbe spostarsi, segnala oggi il Corriere della Sera, anche sui Global Hawk che andranno a Sigonella tra il 2017-2018. Si tratta di un’altra partita, un altro fronte geopolitico e tecnologico, ma le confusioni sono dietro l’angolo. In comune, certo, c’è la presenza del gigante aerospaziale Usa Northrop Grumman, ma il dato strategico sottostante è completamente diverso. La Germania ha a disposizione alternative di potenza (economica, energetica) che l’Italia oggettivamente non ha. Quello che succede a Berlino è un riequilibrio strategico perfino salutare dal punto di vista transatlantico, non è l’espressione di neutralismo strisciante, né di una rinuncia all’uso della forza, o di un suo ripudio tout court di tipo pacifista. In Italia la variante neutralista è reductio ad nihil, vicolo cieco, senza più neppure la scusa di un terzomondismo che ha giustificato tutto (fino agli interventi di “brigate internazionali” in Libia) pur di restare comodamente al traino e di rinunciare ad un minimo di analisi e gestione indipendente delle crisi.

I Global Hawk, va ricordato, sono il segmento aereo del programma Alliance Ground Sourveillance (Ags) della Nato, occhi ed orecchie ed antenne dell’Alleanza nel teatro mediterraneo. Dal punto di vista industriale, l’Ags vede l’Italia protagonista con il Gruppo Selex Galileo subcontractor nelle stazioni del segmento a terra, con un contratto da 140 milioni.


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