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Goffredo Bettini punzecchia un Pd con il fiato sospeso

Fiato sospeso fino alla sentenza della Suprema corte. Il Partito Democratico prende tempo e rimanda il dibattito sul Congresso a quando sarà più chiaro il destino di Silvio Berlusconi, e di conseguenza, inutile girarci intorno, del governo e del Paese. Guglielmo Epifani è stato chiaro su questo: “Il futuro dipende dalla Cassazione”.

La riunione della commissione ad hoc in programma questo giovedì è stata rinviata a data da destinarsi, sarà probabilmente la settimana prossima. Ai timori renziani di uno spostamento a settembre, ha risposto il responsabile organizzazione Davide Zoggia, assicurando che comunque si farà prima della pausa estiva.

Sul tavolo, ci sono ancora le posizioni diverse sulle regole. Primarie aperte o ristrette? Segretario candidato premier o solo segretario? Congressi regionali legati alla scelta del segretario o svincolati come quelli territoriali? In attesa di trovare un accordo su questi nodi, c’è chi prova a dare nuovi spunti ai temi della discussione. Goffredo Bettini oggi sull’Unità dà la sveglia al suo partito impegnato in una “pur legittima e appassionata discussione sul governo e sul congresso ma a mezz’aria, eludendo un tema decisivo: la questione democratica che attanaglia la Repubblica”.

Colui che a detta di molti è l’artefice del successo di Francesco Rutelli, Walter Veltroni e Ignazio Marino a Roma elenca poi una serie di errori commessi ultimamente dal suo partito, dalla non analisi post-elettorale all’idea di chiudere la partecipazione alle primarie per eleggere il nuovo segretario.

Su questo tema, anche Ernesto Galli della Loggia dedica oggi il suo editoriale sul Corriere della Sera al “ginepraio inestricabile” prodotto dalle primarie. E suggerisce al Partito Democratico di riflettere sulla logica che le regola: “Di quale responsabilità politica si può sentire investito il gruppo dirigente di un partito a cui viene sottratto il potere non solo di scegliere al proprio interno il proprio capo, ma anche di scegliere da chi farsi rappresentare per andare allo scontro elettorale con l’avversario? E con questi presupposti, quale potrà mai essere la qualità di un gruppo dirigente politico? In assenza di tale responsabilità generale, perché mai esso non dovrebbe abbandonarsi alle più triviali e spietate lotte personali e di corrente?” si chiede l’editorialista di via Solferino. A Epifani & Co. la risposta.



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