Per carità, basta con il teatrino della politica. È quello che dicono tutti, salvo smentirsi.
Evidentemente tra il dire e il fare c’è la mai sopita voglia di apparire, dichiarare, discettare. A scapito dello studio, della ricerca e delle decisioni. Sempre meglio parlare, d’altronde, che lavorare…
Beninteso, per i giornalisti è manna dal cielo un leader politico che parla e spesso sparla, un ministro che dichiara senza dire nulla e un’alta carica istituzionale che fa scenari post governo Letta facendosi latore non autorizzato del pensiero del presidente della Repubblica, salvo poi lamentarsi del titolo che invece rispecchiava il testo.
Ma tanto apparire e dichiarare come si concilia con le incombenze governative e istituzionali? A volte si ha l’impressione, come nel caso del logorroico ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che tra interviste alla stampa, dichiarazioni alle agenzie e interventi su giornali specializzati passi più il tempo a chiacchierare con i giornalisti che a parlare con dirigenti e capi di gabinetto di un dicastero complesso e dalle tante competenze come quello del Lavoro. Piuttosto che iniziare a parlare di pensioni e di staffette generazionali, salvo poi essere “integrato” dal sottosegretario Carlo Dell’Aringa, il titolare del ministero del Lavoro potrebbe concentrarsi ad approfondire alcuni aspetti critici del lodevole provvedimento sul lavoro come quelli evidenziati nel post del blogger di Formiche.net, Filippo Di Nardo, oltre che dall’economista Tito Boeri sul sito Lavoce.info.
A volte si ha davvero la sensazione che politici e governanti non abbiano ben compreso la “tragedia in corso nel Paese” (parola di Pier Ferdinando Casini al quotidiano Repubblica).
Una chiacchiera in meno e una decisione in più forse sarebbe più benefica invece di tanti annunci e proclami.