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I veri nodi strategici senza risposta

In questa estate politica ricca di chiacchiericcio (il destino di Renzi, quello di Berlusconi, la resurrezione di Forza Italia, il destino del PD, il futuro di Scelta Civica e chi più ne ha più ne metta) si nota la desolante assenza di una discussione sui veri nodi italiani, quelli strategici. Tralasciando le “inutili” questioni IMU ed IVA (si parla di peanuts, un’inezia al confronto dei nostri atavici problemi), non ho ancora avuto modo di apprezzare un ragionamento ad ampio spettro, in grado di mettere in chiaro la difficile situazione in cui ci troviamo e che dovremo affrontare nel prossimo futuro. All’Italia serve un piano industriale di rilancio, basato su alcuni punti principali. Di seguito provo a metterli in evidenza, con l’auspicio di ricevere delle risposte:

1 – I conti pubblici, con una spesa di 800 miliardi annui e un debito di quasi 2,1 trilioni di euro, sono precari, quale strategia mettere in campo per contenere il perimetro statale, ridurre la zavorra del debito permettendo di mettere in atto quelle misure necessarie a ridare respiro alla nostra economia asfissiata dalla pressione fiscale?

2 – Il mondo globale è una enorme fonte di opportunità di crescita, a patto che ciascun Paese abbia chiari i punti cardine di una strategia industriale. In Italia non si parla mai di politica industriale, quando l’argomento è di strettissima attualità. Telecomunicazioni, infrastrutture portuali ed aeroportuali, ferrovie, sviluppo tecnologico, settore finanziario: ecco alcuni punti su cui un governo davvero tale dovrebbe avere idee chiare. Per ora nessuna risposta.

3 – Attrazione di investimenti esteri: facciamo fatica a mantenere quelli esistenti, siamo scarsi nell’attrarne di nuovi, essendo sprovvisti di un piano d’azione. Sono diminuite le operazioni di M&A, i fondi di Private Equity e le banche d’affari stanno “delocalizzando”, considerando l’Italia un Paese in via di marginalizzazione. Un segno del declino economico italiano, che deve porre in allarme tutta la classe dirigente. L’Italia si “vende” poco all’estero. Dovremmo essere molto più attivi nei confronti dei fondi sovrani, dei grandi investitori istituzionali, anche mettendo in campo soluzioni e proposte creative ed innovative.

4 – Strategia geopolitica: la nostra politica estera appare orientata al brevissimo termine, senza l’adeguato respiro di lungo termine, che miri a posizionare in modo vantaggioso per il prossimo futuro. Le turbolenze mediorientali, le difficoltà in Europa sono temi che vanno declinati all’interno di una cornice più ampia, che richiede visione e senso di prospettiva.

Evito di citare temi classici quali la riforma della burocrazia e della giustizia. Già ottenere risposte ai quesiti sopra esposti darebbe vita ad una visione dell’Italia per i prossimi dieci anni. Attendo commenti e risposte in merito, con l’auspicio di innalzare il livello della discussione politica.


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