I più maliziosi la definirebbero “giustizia a orologeria”. Ma questa volta non ci sono concomitanze sospette tra i processi in cui è coinvolto Silvio Berlusconi e le elezioni, come è capitato in passato. A far arricciare il naso è la curiosa coincidenza tra un articolo apparso sul Corriere della Sera di oggi e la decisione presa, sempre oggi, dalla Cassazione.
Ricostruiamo i fatti.
L’analisi di Ferrarella
Luigi Ferrarella firma una raffinata analisi giudiziaria sul processo sui diritti tv Mediaset per cui il leader del Pdl è stato condannato in secondo grado a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Il giornalista di via Solferino descrive in dettaglio una serie di complicati fattori che porterebbe però a una semplice conseguenza: ancora un anno di agibilità politica per il Cavaliere.
“Persino nel caso peggiore per Silvio Berlusconi, e cioè se la Cassazione ne confermasse la colpevolezza per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset, la combinazione di tre fattori giuridici allontanerebbe la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, che altrimenti a fine 2013 lo farebbe decadere da parlamentare e gli impedirebbe di ricandidarsi”, scrive infatti il cronista.
La via d’uscita “percorsa” dalla Cassazione
Ferrarella indica però a fine articolo una via d’uscita per la magistratura al fine di evitare questo scenario: “La Cassazione potrebbe dare una fissazione prioritaria al fascicolo per poterlo esaminare prima che si prescriva una delle due annualità di cui è composto. Ma qui c’è una ulteriore complicazione: sta per iniziare per legge la sospensione estiva dell’ordinaria attività giudiziaria, e dunque la Cassazione, se ritenesse, dovrebbe affidare il processo alla ‘sezione feriale’ di turno e calendarizzarlo appunto già tra agosto e metà settembre”.
Così è stato. L’ulteriore complicazione è stata superata senza problemi e la Cassazione ha fissato oggi l’udienza per il prossimo 30 luglio proprio davanti alla sezione feriale penale della Cassazione.
L’ira del Pdl
Una coincidenza che ha fatto scattare l’ira pdellina per quello che il segretario della commissione Giustizia della Camera del Pdl Luca d’Alessandro ha definito un “ticket mediatico-giudiziario”. E di conseguenza porta a una nuova difficile prova per il governo Letta. Sebbene il Cavaliere abbia sempre assicurato di tenere fuori dalle larghe intese i suoi problemi con la giustizia, sarà ora difficile per lui tenere a bada i falchi del suo partito che, per bocca della candidata alla vicepresidenza della Camera Daniela Santanchè, minacciano di “passare all’azione”.