Il rischio di riaprire i giochi e l’affidabilità del nostro Paese a livello internazionale. Per Corrado Clini, ex ministro dell’Ambiente tornato ora in gioco – da direttore generale – con i negoziati internazionali sul clima e la sostenibilità, racconta il suo pensiero sull’Ilva di Taranto in audizione alla commissione Industria di Palazzo Madama, dove è in corso un’indagine conoscitiva sul gruppo Ilva nel quadro della siderurgia e dell’industria italiana.
Nella stessa commissione, insieme all’Ambiente, è stato incardinato ieri il nuovo decreto che contempla principalmente il commissariamento dell’Ilva.
LA CREDIBILITÀ INTERNAZIONALE
“La prossima evoluzione del caso Ilva – afferma Clini – non è rilevante solo per il futuro del centro siderurgico di Taranto ma anche per la valutazione internazionale sull’affidabilità dell’Italia sia nella gestione delle autorizzazioni e dei controlli ambientali delle industrie sia nella coerenza con le direttive e i regolamenti dell’Ue”. Tra l’altro l’Autorizzazione integrata ambientale dell’Ilva, che è scritta “per operare secondo le regole europee”, è “oggetto di valutazione da parte di un decreto”. E per questo “credo che rischiamo; e forse ne potremmo dover rispondere”.
IL RUOLO DELL’EUROPA
L’Ue vede nell’Aia un “test” che può essere uno “strumento utile per orientare finanziamenti pubblici europei e crediti della Bei nella direzione dell’innovazione tecnologica”. La Commissione europea invece “considera positivamente l’Aia, sia come test che come strumento utile per orientare finanziamenti pubblici europei e crediti della Banca europea degli investimenti nella direzione dell’innovazione tecnologica delle imprese siderurgiche europee”.
RIAPRIRE I GIOCHI
L’ex ministro dell’Ambiente è preoccupato da alcuni aspetti che potrebbero lasciare dubbi, ed in particolare per le procedure di Autorizzazioni ambientali in Italia che – dice – possono andare avanti anche per decenni con rinvii continui tra azienda e amministrazione, come per esempio è successo a Porto Marghera, senza concludere nulla: “Quello che adesso mi preoccupa è che si possa rimodulare l’Aia e che si riapra il gioco delle parti. Questo è il rischio”.
IL DISSEQUESTRO E IL TEMPO PERSO
Per Clini “con il dissequestro dei prodotti finiti, i lavori di adeguamento dell’Aia sarebbero già partiti e non avremmo perso 5 mesi di tempo“. In particolare, il direttore del ministero dell’Ambiente, si riferisce alla “disapplicazione” del precedente decreto sul grande siderurgico predisposto dal governo Monti. “Se fosse stato accettato il dissequestro dei prodotti finiti con il vincolo di destinare il ricavato di circa un miliardo di euro ai lavori dell’Aia – spiega Clini – a questo punto staremmo con l’adeguamento degli impianti già avviato. Se fossimo partiti allora staremmo un pezzo avanti”.
UN PROTOCOLLO SUL DANNO SANITARIO
A proposito delle parole del commissario straordinario Enrico Bondi sul “tabacco e l’alcol”, Clini pur non entrando nel merito spiega che “la Valutazione del danno sanitario deve tener conto di quali sono i fattori” che hanno inciso su quella “realtà” dove “l’inquinamento persiste da 60 anni”. Per essere chiari e “trasparenti” bisognerebbe avere “un protocollo di monitoraggio” basato su due canali, uno per lo stato di avanzamento del risanamento ambientale e uno dedicato allo stato di salute. Un protocollo del genere è “difficile da gestire, soprattutto perché non si presta a demagogia”.
LA PRIMA AIA
Le 462 prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva di Taranto del 4 agosto 2011, quella sostituita dalla “nuova Aia”, “rappresentano l’esito di una procedura scarsamente motivata sul piano tecnico, e caratterizzata da un compromesso “politico” tra la resistenza dell’impresa ad assumere impegni in linea con le migliori tecnologie disponibili e le istanze degli enti locali e delle associazioni ambientaliste in gran parte non sostenibili sul piano della fattibilità tecnica e giuridica”. Il già richiamato “gioco delle parti” che “ben rappresenta la distanza tra l’Aia del 4 agosto 2011 e la direttiva europea Ippc che ha istituito la stessa procedura di Aia”.