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Io il Leone d’Oro l’ho già assegnato

Io il Leone d’Oro l’ho già assegnato. Ecco la sceneggiatura vincente. Un nonno è col proprio nipote, alla stazione. Vestiti uguali i due: calzoni corti, magliettina e scarpette con giusto un giro sottile di calza che cinge la caviglie dei due. Si tengono per mano, il nonno e il nipote. La piccola mano, bianca, liscissima sta dentro la piega della ruga della mano nodosa del nonno.
I due guardano verso il binario vuoto. Aspettano il treno.
Tutt’un tratto si sente il rumore di ferraglia che attira l’attenzione dei due. La loro vista è però ostruita da una delle colonne al centro del marciapiede che divide i binari. Il nonno al nipote:
– Vediamo se è arrivato il treno – accendendone la curiosità e il desiderio di vederlo. Ma il piccolo non riesce ancora a vederlo perché davanti a lui ci sono altri viaggiatori. A questo punto il nonno che ha già visto il treno, fermo dall’altra parte del marciapiede, crea nel piccolo ancora maggiore entusiasmo dicendogli:
– Ma allora questo treno è arrivato o no? – Il nipotino si sporge col collo più che può e mentre vede finalmente il treno questo è appena partito e gli si fa incontro.
Il nonno: – saluta, saluta il treno!
E insieme salutano il verde serpentone di ferro che sferraglia mentre accelera. Quando la testa del treno è proprio in corrispondenza dei due, da dentro il treno, il macchinista che coglie quello stupore autentico fattosi saluto, recita la battuta del suo copione scritto col nonno. Tu, tu. I due colpi di sirena che accendono gli occhi del nipote che compie un balzo di gioia.

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