L’analisi dell’intrigo kazako non può limitarsi a considerare la questione tra intelligence e controspionaggio. Le relazioni tra Italia e Kazakhstan si basano infatti su rapporti economici ventennali, e in cui Eni e altri grandi gruppi italiani giocano un ruolo rilevantissimo. Il volume di affari con il paese asiatico, il cui Pil è cresciuto a tassi dell’8% negli ultimi anni, segna oltre 900 milioni di euro nel 2012. Ma eccone la storia, i numeri e i dettagli, anche dell’Istituto del Commercio Estero (Ice).
La politica di Nazarbaev
Ciò che impressiona osservando Astana, ha scritto Francesco Semprini sulla Stampa, sono “le rigide geometrie che ne definiscono la toponomastica, sulla quale si erigono le stravaganti architetture di Norman Foster, Kisho Kurokawa e Manfredi Nicoletti. Geometrie imposte dal presidente Nursultan Nazarbaev quando ha trasferito la capitale del Paese dall’antica Almaty in quella che viene definita la cattedrale nel deserto d’inverno. Le stesse – prosegue – su cui il primo e unico capo di Stato dell’ex repubblica sovietica ha improntato la sua politica di sviluppo economico e commerciale, con un nucleo centrale costituito dalla risorse energetiche, uno esterno rappresentato da infrastrutture, tecnologia e know-how, ed una serie di attività che si sviluppano a raggiera. E con una scala di priorità ben definite in termini di partenariato, fatta di rapporti privilegiati “in cui è compresa l’Italia”, spiega il vice primo ministro Kairat Kelimbetov”.
I tassi di crescita record
Il Paese “ha registrato negli ultimi vent’anni un tasso di crescita medio tra i più dinamici al mondo, circa l’8%, secondo soltanto alla Cina e al Qatar. A rendere attraente il Kazakhstan è la posizione strategica, l’ampiezza del territorio (il nono del Pianeta), e la grande ricchezza del sottosuolo. Occupa il 12esimo posto al mondo per riserve di petrolio e il 14esimo per quelle di gas. Oltre alla stabilità politica, figlia – non pochi osservano – dei labili confini della democrazia locale”.
Il trattato di partenariato italo-kazako
La base che ha portato al dialogo tra in due Paesi, sottolinea Infiltrato.it, “si è intensificata nel 1992. Con il trattato di partenariato strategico firmato in occasione della visita a Roma di Nazarbayev del 2009 è diventato ancora più solido. Tutto frutto della simpatia tra quest’ultimo e il premier di allora Silvio Berlusconi“.
L’import/export
I kazaki hanno continuato “a collaborare però sia con Mario Monti che con Enrico Letta. Tutti dati che hanno portato all’attuale situazione: l’Italia è il secondo Paese destinatario dell’export (petrolio in larghissima parte), con una quota del 18% sul suo interscambio totale, seconda solo alla Cina.
Solo la Germania ha un rapporto di esportazione in Kazakhstan superiore a quello dell’Italia. Il volume di affari con il paese asiatico è di oltre 900 milioni di euro nel 2012. E l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan offre all’Italia opportunità per 34 miliardi di euro”.
Il ruolo di Eni
E l’Italia, osserva su Repubblica Andrea Greco, “è da vent’anni partner privilegiato del rampante Kazakhstan, specie da quando all’italiana Eni fu affidata la regia dello sviluppo del più grande giacimento di idrocarburi scoperto da un trentennio: Kashagan, una bolla di materia prima grande quanto la Lombardia sotto il Mar Caspio. Un cantiere da 150 miliardi di dollari, tra i più complessi al mondo, dove il Cane a sei zampe ha imparato, anche con ammaccature, a rivaleggiare con le grandi major mondiali. Gli scambi commerciali tra i due Paesi sfioravano il miliardo nel 2012 e fanno dell’Italia il secondo partner europeo kazako, sesto al mondo”, prosegue.
Salini, Impregilo, Italcementi, Unicredit…
La tendenza si è quintuplicata in dieci anni: “al seguito dei pionieri Eni si sono accodate una cinquantina di medie imprese dell’indotto oil & gas e infrastrutturale, come Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco. O Unicredit, che poco prima della crisi andò a cercare fortuna rilevando Atf, quinta banca kazaka ceduta a maggio con perdita di gran parte degli 1,5 miliardi spesi”. (Qui la lista completa Ice delle aziende italiane presenti nel Paese, aggiornato al febbraio 2013).