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La Chiesa è movimento

Papa Francesco visita la favela di Varginha e dice:«Che ci sia movimento. Voglio che la Chiesa esca fuori, sulle strade.. . che non sia una Chiesa chiusa.. . chiedo scusa ai vescovi, ma è questo il consiglio migliore che posso dare. Dobbiamo lottare contro ogni esclusione, dei giovani, degli anziani.. quasi un’eutanasia silenziosa. No all’esclusione delle due “punte”, giovani e anziani.. .Così non ci sarà futuro per la società. La fede in Cristo non è uno scherzo. È una cosa molto seria. Lui è venuto a morire tra noi e per noi. Non possiamo fare il frullato della fede. La fede si prende tutta, e non a pezzi. Si prende tutto Gesù, e non una parte di Gesù».

Ora vorrei che i chiacchieroni petulanti lefebvriani – che rispetto, essendo stato fra i pochi, sicuramente in Italia, a sostenere la legittimità chiara e in punta di Tradizione, del dialogo fra noi cattolici “papisti” e loro, tradizionalisti e “sedevacantisti” (tutte formulacce redazionali, ma tanto per capirsi) – la smettessero di sciacquarsi la bocca con le formule devozionali e con l’apologia della morsetta da mostrare al popolo, e si mettessero, invece, all’ascolto di queste parole, così dettagliatamente cattoliche.

Al di là di ogni moralismo e bigotteria, che diventa alla fine bigiotteria da porta portese della fede, il Papa – non Francesco, che così sembra il cugino con cui giocavo a calcetto: anche qui l’equilibrio delle parole e dei titoli fa bene alla verità dell’uomo-Vicario di Cristo – spacca tutto e va avanti, ma non con la clava, bensì con l’intellectus fidei, l’intelligenza della fede: niente analisi, basta leggere. E ascoltare col cuore aperto alla verità.

Mi sono stancato del cattolicesimo curiale che finge che tutto vada bene, madama la marchesa, perché non è così.

D’altra parte, sono stucchevoli come il miele mangiato a vagonate quegli aficionados del Francesco-fan club; somigliano alle giovani marmotte, sempre a caccia del cachorrito, il cucciolotto da nutrire e adorare.

Ci fosse un cattolico veramente bambino, cioè semplice: ascoltare, please.

E infine i Papi – tutti! – dicono da sempre la stessa verità: Gesù Cristo è il nostro Salvatore e Gesù ama tutti, a cominciare dagli ultimi. Perché?

Forse perché è il primo teologo della liberazione? Oppure il primo “socialista”, come si diceva nel movimento operaio a cavallo della fine dell’Ottocento? No!

La ragione è una soltanto, così evidente e semplice da apparire miracolosa: Lui non è venuto per i “sani”, recita il Vangelo, ma per i “malati”, tutto qua (se vi par poco).

E siccome ogni uomo e donna, se sono onesti con se stessi – e non se vanno in chiesa o meno, ma semplicemente se sono onesti e leali col loro cuore -, non possono non riconoscere in loro un grido di infinito, che rompe le croste dell’oggi e spalanca le braccia verso il domani, che è l’Altro che ci sta di fronte e ci abbraccia: bene, allora Cristo è qui, ora, per tutti noi.

E’, se opera.

Dunque, la Chiesa deve fare una sola cosa: movida permanente.

Tutti i Papi dicono la stessa cosa



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