C’è uno sport sempre più praticato dai giornalisti esperti di finanza: quello di invocare la Consob per casi più o meno controversi di Borsa. D’altronde, si dirà, la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas non vigila sulle società quotate a Piazza Affari e la stessa Borsa Italia?
A questo sport, che spesso cela una non eccelsa capacità investigativa di redazioni che per composizione e competenze potrebbero andare oltre i comunicati stampa e le pilotate indiscrezioni, non si è sottratto il quotidiano La Stampa.
La firma economica del quotidiano diretto da Mario Calabresi, il vicedirettore Francesco Manacorda, ha meritoriamente sottolineato la recente gragnuola, e altalenante, di dichiarazioni di Diego Della Valle su Rizzoli-Corriere della Sera: “Della Valle, o forse a parlare era Mister Tod’s, ha esibito a più riprese la sua ansia di cambiamenti radicali, talvolta con riflessi evidenti sulle quotazioni di Borsa del titolo, senza preoccuparsi troppo della coerenza dei messaggi mandati al mercato“, ha scritto Manacorda, paragonando per alcuni aspetti l’offensiva mediatico-finanziaria dell’imprenditore marchigiano a Stefano Ricucci o ad Alessandro Proto. Non proprio un giudizio lusinghiero per Mr. Tod’s, che negli ultimi mesi ha tutt’altro che lesinato critiche anche aspre e personali nei confronti di John Elkann, e non solo per la governance di Rcs dove il presidente di Fiat ha ad esempio voluto l’ad Scott Jovane.
Certo non si può neppure ipotizzare che la Stampa si faccia interprete di desiderata di Casa Agnelli, che pure è azionista del quotidiano, per redarguire Mister Tod’s. Ma certo fa specie che il quotidiano del gruppo che più è criticato da Della Valle invochi la Commissione che vigila sulla Borsa per indurre a più miti consigli, o quasi, Mr. Tod’s. Ha scritto infatti sabato scorso la Stampa, titolando sul “silenzio della Consob“.
Gli uffici della Consob ascolteranno la Stampa?