All’inizio di questo millennio, la Germania era “il malato d’Europa”: un paese in crisi che non sembrava in grado di riprendersi dallo shock della riunificazione. Basso tasso di crescita, alto tasso di disoccupazione e un debito pubblico fuori controllo a fronte di un preoccupante calo degli investimenti privati. Oggi a poco più di un decennio di distanza la Germania è una nazione ammirata e invidiata – forse anche temuta – in tutta Europa.
Miracolo tedesco
Secondo Fareed Zakaria, giornalista di Newsweek, il sistema tedesco potrebbe “rivelarsi il più efficiente e il più adatto a un mondo globalizzato”. Per Claudio Magris “in questo momento la Germania è, in Europa, il paese leader”. Ma quali le cause di questa straordinaria e vincente metamorfosi? Sono di duplice natura: storico-strutturali – hanno cioè a che fare con quello che viene definito Modell Deutschland – ma anche contingenti – dovute cioè all’azione degli attori politici e alle loro decisioni.
La principale spiegazione di questo ‘nuovo miracolo tedesco’ ha un nome preciso: Agenda 2010, la più radicale riforma dello Stato sociale nella storia del dopoguerra tedesco che ha permesso una riconversione strutturale del sistema economico-produttivo. A realizzarla fu il governo di Gerhard Schröder per rispondere alla sfida della globalizzazione.
Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista. Dal 2007 al 2011 è stato direttore dell’istituto italiano di cultura di Berlino. In questi giorni è uscito il suo ultimo libro: Cuore tedesco. Il modello Germania, l’Italia e la crisi europea (Roma, Donzelli).