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La passione di Snowden per la Russia

Alla fine Edward Snowden, il 29enne whistleblower che sta mettendo in subbuglio le diplomazie di mezzo mondo, ha confessato: la sua preferenza è per la Russia.

Di tutte le mete possibili, nel variegato mondo non-occidentale che si oppone all’egemonismo tecnologico americano, Mosca è forse la più vicina come stili e ritmi di vita alle metropoli Usa.

Certo è l’unica che, con estrema franchezza diplomatica, ha chiesto a Snowden uno schietto “do ut des”, ovvero di cessare le rivelazioni contro Washington in cambio della concessione dell’asilo politico.

Non c’è dubbio che se l’indiscrezione, riportata da Russia Today, di febbrili trattative per consentire la permanenza in Russia di Snowden, venisse confermata, riporterebbe alla luce un’enorme differenza di stile (e di concretezza) con le capitali europee.

Le quali hanno fatto “molto rumore per nulla”, alzato la voce invocando i più sacri diritti umani e a tratti dando perfino l’impressione di essere disposti a cavalcare gli ultimi refoli di un debole vento antiamericano, senza offrire una mediazione di alto livello. Puntando i piedi senza cercare di ottenere nulla in cambio.


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