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Le passioni kazake di Prodi, Ciampi, Obama, Cameron e Hollande

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Riccardo Ruggeri, saggista, editore ed ex top manager del gruppo Fiat, apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Sono giunto a questa conclusione: il caso kazaco è talmente ridicolo che chi lo prende sul serio rischia di apparire politicamente ridicolo. Personaggi e interpreti, come si diceva un tempo. Il Kazakistan, secondo alcuni spezzoni del Pd, è uno stato canaglia, però si sono dimenticati che erano stati i loro Ciampi e Prodi a sdoganarlo, farne uno dei nostri fornitori strategici di gas e di petrolio, con centinaia di nostre aziende, Eni in testa, ivi operanti con successo, dando lavoro e reddito all’Italia. I paesi europei che ci criticano, in nome della sorte di una donna e di una bambina (le parole del sostituto di Boldrini al Commissariato per i Rifugiati sono da leggere), vogliono semplicemente scalzarci, rubandoci quote di mercato, come hanno fatto in Libia i francesi. Altro che diritti civili.
Il suo Presidente Nazarbayev che ora i benpensanti definiscono un satrapo, curiosamente però lo stesso ricevuto da Obama e da Cameron, Hollande è di casa, secondo Der Spiegel, Blair, Schroeder, Prodi (ohibò, la sinistra europea al completo) sono suoi consulenti lautamente retribuiti. Ablyazov, marito della Shalabayeva e padre della bambina è stato il suo vice per anni, ora è ricercato da Interpol in 170 Paesi, con ben tre mandati di cattura per aver sottratto 5 mld di euro dalla banca che presiedeva. Lui afferma di avere lo status di rifugiato politico in UK; dopo oltre un mese le autorità inglesi non hanno risposto né sì né no alla richiesta italiana di dire se è vero, però gli hanno bloccato un paio di miliardi di sterline e lo stanno ricercando. Curioso no?

La moglie afferma di essere venuta in Italia dietro pressioni dei servizi inglesi perché, testuale, «non possiamo garantire la sua incolumità sul suolo britannico». Affermazioni talmente ridicole che si commentano da sole. Nel frattempo, lei è entrata in Italia illegalmente, quando l’hanno fermata ha presentato un passaporto falso (per dirne una, address scritto con una «s» sola) della Repubblica Centro Africana, non ha chiesto asilo politico, né l’hanno fatto i suoi legali. La procedura di espulsione, con intervento di polizia, magistrati, ministeri di Interno, Esteri, Giustizia, è stata ineccepibile, ma incredibilmente veloce (il che può dare adito a sospetti). Il problema era noto fin dal 30 maggio, ne avevano parlato in quei giorni Ansa, Libero, Oggi, c’era stata un’interpellanza in Parlamento di Sel, poi il fuoco si spense, e per cinque settimane tutti hanno fatto lo gnorri. Poi l’esplosione, però solo quando spezzoni del PD vengono assaliti dalla fregola di far saltare Letta, usando Alfano come grimaldello.

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