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L’equivoco Renzi

Matteo Renzi è davvero contro la nomenclatura del Pd o una parte non piccola della tanto vituperata (da Renzi) nomenclatura si sta già mettendo sulla scia del sindaco di Firenze che scalpita per diventare sindaco d’Italia?

Non è una domanda oziosa visto che spesso le analisi dei quotidiani di ogni tendenza, anche oggi che danno conto della convulsa e inconcludente direzione di ieri, accreditano la tesi secondo cui i vertici e i leader (da rottamare?) del Pd fanno fronte comune per contrastare il barbaro alle porte (ossia Renzi) pronto a conquistare il partito e rottamare tutti gli esponenti di spicco del partito.

Beninteso, è indubbio – come si è visto ieri – che l’asse Bersani-Franceschini-Epifani di certo non agevola la cavalcata di Renzi: anteponendo i congressi locali alle candidature nazionali, cercando di restringere l’ambito dei partecipanti alle primarie ed escludendo che il segretario del Pd sia automaticamente il candidato premier, di certo non assecondano i piani del sindaco di Firenze.

Ma al contempo dire che tutta la nomenclatura di vertice del partito stia remando contro Renzi è pure una forzatura. Chi ha ascoltato la direzione e chi ha letto le cronache dei quotidiani scopre che di fatto D’Alema e i dalemani (che in alcuni casi sono renziani per opportunismo) non hanno gradito l’arrocco tentato da Bersani e Franceschini; che i giovani turchi (in alcuni casi non po’ giovani) di fatto puntano sulla leadership di Renzi solo per dare un futuro a un partito allo sbando; che i candidati segretari Gianni Cuperlo e Gianni Pittella non hanno condiviso la tattica bersanian-franceschiniana; e che veltroniani, bindiani e prodiani anche in questa occasione sono inviperiti con il trio Epifani-Bersani-Franceschini.

Chiamatela pure, se vi pare, lotta dura e senza paura fra Renzi e nomenclatura.



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