Israele ha ceduto a quella che era la più importante esigenza dell’Autorità palestinese e libererà una quantità ancora non definita di prigionieri palestinesi. La conferma del gesto, che rappresenta la riattivazione dei negoziati di pace, è arrivata oggi dal ministro degli Affari strategici israeliano,Yuval Steinitz.
“Procederemo alla liberazione di un numero limitato di prigionieri palestinesi”, ha detto alla radio pubblica Steinitz, senza precisare il numero di detenuti.
I detenuti palestinesi
Tra le altre condizioni per andare avanti nel processo di pace, la Palestina vuole che Israele liberi altri 350 prigionieri che sono detenuti in Israele da prima dell’accordo di Oslo del 1993, quando si sono definite le basi per il dialogo.
Secondo il gruppo di difesa dei diritti umani B’Tselem, 4.713 palestinesi sono detenuti in Israele, di cui 169 in detenzione amministrativa. Una procedura che permette di tenerli in carcere senza incriminarli per periodi di sei mesi rinnovabili a tempo indefinito.
Lo zampino americano
Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha annunciato ieri sera da Amman, la conclusione di un accordo di massima fra Israele e l’Anp per la ripresa dei negoziati diretti dopo quasi tre anni dalla loro interruzione. Il primo incontro fra i negoziati delle due parti dovrebbe avvenire a Washington già la prossima settimana.
Sempre venerdì scorso il ministro del Lavoro palestinese, Ahmed Majdalani, aveva anticipato che Kerry era riuscito a strappare un impegno da parte di Israele per la liberazione dei prigionieri. Questo tema aveva scatenato manifestazioni in Cisgiordania a febbraio, dopo la morte del trentenne Arafat Jadarat sotto la custodia delle Forze di Difesa di Israele.
Secondo il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha detto oggi in un’intervista al quotidiano The Jordan Times che la legittimità dell’Autorità palestinese comincia a scomparire e che è arrivata l’ora di chiamare a elezioni. Le ultime sono avvenute nel 2006 e il vincitore è stato il gruppo islamico Hamas.