La situazione rischia di precipitare nel caos politico e istituzionale. E sarebbe opportuno un autorevole intervento di Napolitano. Solo un esempio. Il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi – che non è parlamentare e non ha ascoltato la relazione, insufficiente, di Alfano sulla vicenda delle 2 donne kazake, rispedite in patria – ha chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno, che è anche vice-premier dell’esecutivo, guidato da un dirigente del partito del primo cittadino, Enrico Letta. Quasi come se il nipote di don Gianni Letta chiedesse la revoca delle deleghe a un assessore della giunta di Firenze.
Attacchi, forse, fondati, quelli renziani, ma che non dissipano i dubbi che essi vengano sferrati a suocera, Alfano, affinché nuora, Letta, intenda.
A mio avviso, lo stesso Renzi, che aspira ad esercitare in futuro ruoli di direzione del governo, e i suoi seguaci non dovrebbero utilizzare carenze ed errori, pur evidenti, dell’attuale esecutivo per indebolirlo, o provocarne la caduta. Ma non in quanto preoccupati per il prestigio del Paese e per la sua immagine presso la Merkel, di recente ossequiata dal giovin Matteo. Bensì, esclusivamente, per trarne benefici e spinte, nella corsa alla leadership del Pd e del centrosinistra, e nel tentativo di indebolire Letta e gli avversari interni, che si intende rottamare.