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Il Vangelo social di Papa Francesco

Se “la Chiesa non deve avere paura di uscire nella notte dell’uomo”, come ha detto Papa Francesco durante l’incontro con l’episcopato brasiliano di sabato pomeriggio, ne consegue che deve imparare a frequentare anche i social network. La realtà virtuale è diventata oggi “ambiente di vita” – sono parole che amano ripetere padre Antonio Spadaro, direttore di La Civiltà Cattolica, e monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali – ma se così è, il buono e il cattivo si trovano ipso facto anche lì a convivere. Per questo, la “cultura dell’incontro”, concetto chiave della settimana di Rio de Janeiro, come ha ricordato il vaticanista John L. Allen sul National Catholic Reporter, va promossa laddove si trovano i fedeli: ovunque essi devono poter essere raggiunti dalla parola di Dio.

È’ questo l’approccio che il Papa ha deciso di tenere verso Twitter e gli altri nuovi media – sui quali i giovani, e non solo loro ormai, scambiano messaggi, impressioni, organizzano incontri, condividono notizie – come ha dimostrato dall’inizio del suo pontificato e nel corso della Gmg brasiliana soprattutto. Durante la Via Crucis di venerdì, svoltasi nella suggestiva cornice di Copacabana, che nell’immaginario collettivo è luogo tutt’altro che spirituale, Francesco ha dedicato proprio ai social network una delle stazioni più significative, la decima, quella che si recita quando “Gesù viene spogliato delle vesti” prima della crocifissione. Un messaggio per tutta la Chiesa: occorre spogliarsi del superfluo, tornare semplici, per recuperare alla fede chi si è allontanato e vive oggi nelle “periferie esistenziali”; o per portarvi coloro che, anche per ragioni di anagrafe, sono nati in un mondo che tende a escludere il discorso religioso dal proprio orizzonte, e tuttavia frequentano assiduamente il web, cercandovi magari delle risposte.
Non si può prescindere, quindi, da una “evangelizzazione del mondo digitale”: del resto – dice padre Spadaro al Corriere della Sera – “la Chiesa è in rete perché gli uomini sono in rete, non per essere moderna. La rete fa parte della vita reale”. I giovani hanno esigenze e bisogni, che vanno capiti e intercettati. “Questi ragazzi – prosegue Spadaro – fanno parte di una generazione connessa e chiedono alla Chiesa un aiuto per costruire  relazioni vere, oltre il rischio della dispersione o dell’isolamento virtuale, indicando che la via è l’integrazione dell’ambiente fisico e virtuale”.

Riflessioni non dissonanti da quelle di monsignor Celli, che proprio sugli aspetti “social” ha fondato una nuova linea del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, che presiede, avviando anche l’account Twitter del Papa (storica è rimasta l’immagine del primo tweet di Papa Benedetto XVI su @pontifex). “L’attenzione pastorale della Chiesa – ha detto Celli al Vatican Insider riecheggiando l’esortazione apostolica del 1975 Evangelii Nuntiandi di Paolo VI – è di far sì che anche le persone che non frequentano la Chiesa possano ritrovare nel “cyberspace” Gesù e il suo messaggio. E’ qui che intervengono la sensibilità pastorale e l’attenzione della comunità cristiana”.
Che il Vangelo e la parola vadano oggi comunicati ovunque, anche via web, su Twitter o Facebook, sembra essere quindi la convinzione di Francesco. E’ la prima volta (e non potrebbe essere altrimenti del resto, vista l’esplosione che soprattutto negli ultimi tempi hanno avuto i social media), che un Pontefice “aggredisce” la rete in modo così dirompente, e pietre di paragone quindi ancora non ne esistono. Sicuramente, però, l’attenzione che dal Papa è dedicata ai nuovi media è pari a quella dei grandi leader globali del Terzo millennio, come il presidente Usa Barack Obama, che non a caso è l’unico a precedere per numero di follower l’account papale @pontifex: oltre 34 milioni contro i 2 milioni e 700 mila di Francesco. Un  approccio che non ha mancato di sollevare polemiche soprattutto all’interno dei settori più conservatori della Chiesa, e che tuttavia sta trovando seguaci in molti porporati e vescovi, ormai vere e proprie “star” della rete: su tutti i cardinali americani Timothy Dolan e Sean O’Malley, protagonisti anche nell’ultimo conclave, o tra gli italiani Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, tutti oggi seguitissimi sulla rete.


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