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Processo Mediaset, tutti gli appigli di Berlusconi

Niente panico. Dopo il ceffone arrivato ieri dalla Cassazione che ha fissato per il 30 luglio l’udienza sul processo Mediaset, Silvio Berlusconi e i suoi fedelissimi sono alle prese con una corsa contro il tempo per arrivare alla sentenza della Suprema Corte con la strategia giusta.

Ma quali sono le carte in mano al Cavaliere?

L’esperienza di Coppi
Berlusconi può fare affidamento su un fuoriclasse per il terzo grado giudizio. È entrato infatti nella sua squadra difensiva Franco Coppi, avvocato specializzato nei ricorsi in Cassazione che ha presentato per il procedimento Mediaset una memoria di 300 pagine per smontare la sentenza a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici a cui è stato condannato il suo assistito.

La memoria difensiva
Tra le motivazioni depositate nella sentenza d’appello, si parla di doppio ruolo, capo di Mediaset e di presidente del Consiglio, esercitato da Berlusconi all’epoca dei fatti. Ciò che proveranno a dimostrare i suoi legali è invece che non c’è nessuna prova che dimostri il ruolo diretto del Cav. “Dal gennaio 1994, data della discesa in campo nella politica, e dopo essersi dimesso da ogni carica, si è totalmente distinto e allontanato dalle aziende da lui fondate”. si legge nella memoria difensiva.

Ottimismo nonostante tutto
Nonostante sui giornali vengano tratteggiati gli scenari peggiori, arresti domiciliari o affidamento ai servizi sociali nonché fine definitiva della sua vita politica, l’imperativo è ottimismo nonostante tutto. Primo perché non è detto che udienza anticipata faccia rima con condanna anticipata. Una nota della Suprema Corte spiega infatti che il caso rientra “nella assoluta normalità della doverosa prassi sin qui seguita” perché la Cassazione ha l’obbligo “di determinare l’udienza di trattazione di ogni ricorso prima della maturazione” della “prescrizione di alcuno dei reati oggetto del procedimento, a pena di responsabilità anche di natura disciplinare, e la Corte ha sempre adempiuto a tale dovere”. Come fa notare infatti Stefano Folli sul Sole 24 Ore, “le questioni di diritto sono le stesse in luglio come in ottobre. Per cui la tendenza al panico che si registra in certi ambienti del Pdl è forse esagerata e di sicuro controproducente”.

I precedenti
La speranza di Berlusconi e i suoi si basa poi sui precedenti “incontri” tra Suprema Corte e Cav. La Cassazione ha già assolto per due volte Berlusconi in procedimenti per l’acquisto dei diritti dei film americani da trasmettere in tv. Non c’è due, senza tre?

La salvezza dal Parlamento
E se il “tre” non arrivasse, ci sarebbe ancora un appiglio per il leader del Pdl. In caso di condanna definitiva, spetterebbe infatti alla Giunta per le immunità prendere atto dell’interdizione e dichiarare, con il voto dei suoi componenti, la decadenza di Berlusconi da senatore.

La soluzione estrema
Resta poi sul tavolo la “soluzione estrema”. Di fronte alla persecuzione giudiziaria del loro leader, la tentazione dei falchi del Pdl è quella di far saltare tutto e tornare al voto a ottobre, ricompattando partito ed elettori di fronte a un nemico comune da combattere, la “magistratura politicizzata”.
Un assaggio di questa ipotesi viene data oggi con la richiesta da parte del Pdl di tre giorni di sospensione dei lavori, in Aula e nelle Commissioni, alla Camera “per valutare la situazione”. Ha spiegato Renato Brunetta. E per dire soprattutto che in caso di condanna di Berlusconi, la condanna ricadrà inevitabilmente anche sul governo Letta.

 



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