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Rcs, il giallo sulle azioni e le contraddizioni di Della Valle

Mentre si infittisce il mistero sull’identità del compratore di tutto l’inoptato dell’aumento di capitale di Rcs, il socio forte del gruppo editoriale con l’8,8% fuori dal patto di sindacato, Diego Della Valle, incappa in alcune contraddizioni notate dagli addetti ai lavori.

L’asta dell’inoptato fa il botto il secondo giorno

Come ufficializzato da Rcs in una nota, la mattina dell’11 luglio, secondo giorno dell’asta per l’inoptato dell’aumento di capitale di Rcs, pari al 15% delle azioni ordinarie offerte e a poco più dell’11% del capitale dopo l’operazione, sono stati collocati tutti i restanti diritti che non erano stati esercitati. La ricapitalizzazione da 421 milioni totali, considerando i titoli sia ordinari sia di risparmio, si chiude così con successo senza bisogno che entri in scena il consorzio di garanzia capitanato da Banca Imi, controllata da Intesa Sanpaolo, a sua volta socia al 5% e creditrice del gruppo editoriale che tra l’altro pubblica il Corriere della Sera.

Mistero sull’identità dell’unico compratore

Tuttavia, non è nota finora l’identità del compratore del pacchetto di azioni. Secondo indiscrezioni, però, si tratterebbe di un unico investitore, che secondo Economiaweb sarebbe il numero uno di Kairos, Paolo Basilico, mentre ad agire per lui, sembra di capire, sarebbero stati più intermediari (si dice quattro). Quel che è certo, invece, è che se effettivamente a rilevare l’11% del capitale di Rcs post aumento fosse stato un unico compratore, si tratterebbe di uno dei maggiori azionisti del gruppo, alle spalle di Fiat, che il 28 giugno ha fatto sapere di essersi assicurata poco più del 20%, e di Mediobanca, che nell’ambito dell’aumento di capitale ha fatto la propria parte restando al 15 per cento.

Tutti smentiscono di avere comprato

Dopo la notizia del collocamento dell’intero inoptato in asta, è subito scattata la caccia al compratore. Va però rilevato come tutti i potenziali investitori che erano stati tirati in ballo attraverso indiscrezioni nelle ultime settimane si siano chiamati fuori. A cominciare dalla Fiat presieduta da John Elkann, passando per la Newscorp fondata da Rupert Murdoch, per la tedesca Axel Springer e senza tralasciare i due fondi di private equity Investindustrial di Andrea Bonomi e Clessidra di Claudio Sposito.

Anche Della Valle si chiama fuori a cade in contraddizione

La smentita più clamorosa, tuttavia, è arrivata dal quartier generale di Diego Della Valle. Fonti vicine a mister Tod’s, infatti, hanno dichiarato alle agenzie di stampa: “Non abbiamo acquistato diritti dell’inoptato, né eravamo interessati a farlo”. Una presa di posizione, quest’ultima, decisamente curiosa se si considera che in una conferenza stampa del 4 luglio, appena una settimana fa, Della Valle, replicando al rafforzamento di Fiat oltre il 20%, si era detto disponibile a entrare in possesso almeno della stessa partecipazione del Lingotto se non addirittura a superarlo proprio attraverso la sottoscrizione dell’inoptato. Ma il disimpegno dell’imprenditore marchigiano era già nell’aria da lunedì 8 luglio, quando Della Valle, in una lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, aveva invitato tutti gli attuali soci, compreso sé stesso e comprese le banche, a fare un passo indietro nel capitale di Rcs. Insomma, per mister Tod’s sembra essere ormai alle soglie l’ennesimo buco nell’acqua in una delle grandi partite finanziarie italiane.

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