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Renzi, Civati, Cuperlo e congresso Pd, a che punto siamo

“Le fasi preparatorie del Congresso del Pd sembrano una telenovela, oppure una margherita con i petali da sfogliare e il famoso brocardo ‘M’ama, non m’ama’”. È il vicepresidente dei deputati democratici Gero Grassi a descrivere così la stagione da pre-congresso che avvolge e sconvolge Largo del Nazareno.

Ma a che punto siamo della telenovela? Ancora non è stata fissata la data ma il segretario Guglielmo Epifani assicura che sarà nei tempi prestabiliti e con “regole condivise”. Già, ma da chi? Le posizioni nel Pd sembrano quanto mai distinte e distanti.

Partiamo dai pretendenti in campo.

Il doppio binario di Renzi
Primo fra tutti, Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze rafforza la sua posizione fuori e dentro il Partito Democratico. Non passa giorno che non raccolga un nuovo endorsement, l’apice della sua popolarità è alle stelle. Ma quanto potrà durare? È proprio il timore di “bruciarsi” a mettere fretta a Renzi che ufficialmente proclama fedeltà al governo Letta e dice di voler parlare solo di Firenze, salvo poi dire in eurovisione, in un’intervista alla Faz, che i “piccoli passi” del suo amico Enrico “non bastano”. Renzi non ha ancora sciolto la sua riserva sulla corsa alla segreteria, lo farà presumibilmente verso la fine del mese, quando le regole saranno certe: “Non mi faccio fregare”, è il suo ritornello anche se tutto, manifesto compreso, è pronto.

Premiership o leadership?
Renzi ha cambiato idea rispetto alla diatriba sullo sdoppiamento di ruolo tra segretario e candidato premier. Dopo aver strenuamente combattuto la regola che prevedeva l’identificazione di queste figure ed aver ottenuto di poter sfidare Pierluigi Bersani alle primarie, ora che un piano inclinato sembra portarlo dritto alla segreteria del Pd, rivendica la “norma statutaria” e dice: “Chi vince le primarie, sia candidato premier”.

Una giravolta che non convince in molti nel Pd. A esprimersi a favore dello sdoppiamento, ci sono stati, tra gli altri, Epifani, Vannino Chiti, Fabrizio Barca. “A me – ha punzecchiato Barca in un’intervista al Secolo XIX – interessa una organizzazione-partito che sia curata da una persona che crede in quella organizzazione, che dedichi 13 ore al giorno a quel lavoro… L’ultima cosa che deve fare il segretario del Pd è dare fastidio al presidente del Consiglio, semmai lo deve incalzare, ma non deve ambire a quella posizione”.

Chi si sfila
L’ex ministro della Coesione territoriale nonché neo tesserato del Pd continua a dire la sua e a girare il Paese con il tour promozionale del suo manifesto ma non in vista della candidatura alla segreteria. Non sarà lui la speranza di “vera sinistra” a concorrere per questa poltrona. Barca ha annunciato ufficialmente il suo passo indietro, così come hanno fatto Nicola Zingaretti, soddisfatto del suo nuovo impegno da governatore della Regione Lazio, e Guglielmo Epifani, concentrato nelle vesti di “traghettatore”.

Chi conferma
Per ora hanno confermato la corsa solo Gianni Cuperlo, candidato dalemiano che illustrerà domani il suo manifesto, e Pippo Civati, paladino dell’area dissidente del Pd e di “Occupy Pd”, gradito allo stesso Barca che aprirà la sua convention estiva.

Chi è in forse
I nomi più quotati ma ancora in forse sono quelli di Matteo Renzi e Stefano Fassina. Sarebbe il viceministro dell’Economia il nome su cui puntano i bersaniani per sconfiggere il sindaco di Firenze, in aperta contrapposizione anche con gli ex alleati dalemiani. Il fronte unito degli ex Ds non è che un lontano ricordo.

Anche Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia, non chiude la porta a una sua candidatura, dopo essere stata indicata come possibile candidata franceschiniana: “Anche con i piedi nel Friuli Venezia Giulia posso e voglio contribuire a creare un’autentica alternativa per il Governo nazionale. Ma non sono disponibile a far mettere il mio nome in partite di corrente o in manovre interne di cui a me e soprattutto ai cittadini non interessa nulla”.

La carta segreta di Fioroni
A sbarrare la strada a Renzi potrebbe esserci Beppe Fioroni. Il leader dei popolari non gradisce l’offensiva renziana al governo Letta e, dopo aver appoggiato il sindaco dalle colonne di Formiche.net, ha fatto ora sapere di avere in mente una figura da opporre alla sua corsa. Si tratta di ”una donna, cattolica e di successo, il cui nome non farò nemmeno sotto tortura”. Tortura o meno, lo scopriremo presto.



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