Fiducia all’Italia, è il nome deciso da Scelta civica per la sua prima assemblea pubblica, domani al Teatro Eliseo a Roma. Ma tra gli italiani quanta fiducia è rimasta in Scelta civica? Il risultato elettorale al di sotto delle aspettative e i crescenti dissidi interni al movimento sembrano aver offuscato lo slancio dei montiani. Per questo, l’appuntamento di domani deve essere una sorta di punto e a capo per fare chiarezza, come scrive Mariano Rabino, deputato di Sc, in un tweet su “chi siamo, dove andiamo e per che cosa ed, eventualmente, con chi…” .
Onorevole, qual è la risposta a queste domande?
Domani sarà un passaggio cruciale per la giovane storia del movimento. Mi auguro che si faccia chiarezza su alcune questioni ineludibili come l’accordo con l’Udc e Fli. Per le elezioni, avevamo deciso di correre insieme al Senato e separati alla Camera ma poi abbiamo scelto di costituire gruppi parlamentari unici. Questo avrebbe dovuto essere il primo passo in vista del lancio di un soggetto politico unitario.
E invece…
Invece dopo quattro mesi, la promessa non è stata mantenuta. Siamo per così dire in mezzo al guado, non è partito il processo costituente della nuova forza liberal-democratica italiana, l’incontro fecondo tra i liberali dal forte ancoraggio europeista e i popolari riformisti.
Cosa è andato storto?
Sicuramente il risultato elettorale, pur positivo, è stato al di sotto delle aspettative e questo ha tolto entusiasmo. Poi si sono sommati personalismi, spigolosità, una complicata fase di assemblaggio tra vecchio e nuovo.
Le tensioni si sono acutizzate soprattutto nel rapporto con l’Udc. Vi attendono due destini diversi?
Mi sembra che si vada verso un percorso di separazione consensuale ma non so fare previsioni. Ciò che conta è parlare chiaro e prendere una decisione. Ma di certo il futuro dell’area centrista non coincide né con l’Udc né con la sola Scelta civica. Non dobbiamo puntare a costruire l’ennesimo partitino di centro ma a scomporre e ricomporre i poli, essere il lievito di una forza politica più grande che guardi anche ai democratici e ai pidellini in sofferenza.
Quando parla dei democratici in sofferenza, pensa a Renzi?
Le parlo con alle spalle l’esperienza degli ultimi due anni e mezzo nel pensatoio di Italia Futura e le posso dire che cronologicamente è stato Renzi a sposare le nostre idee. Il punto è che ha saputo comunicarle meglio. Il sindaco di Firenze ha portato a sinistra i temi che ci stanno a cuore e quindi non può che essere un naturale interlocutore per noi.
A proposito della laica Italia Futura, si registrano frizioni con l’ala più cattolica del movimento?
No, le vecchi appartenenze sono state superate. Per esempio io ho promosso insieme a Mario Catania, candidato nelle liste Udc e ora deputato di Scelta Civica, un documento che è stato sottoscritto da un fronte trasversale di oltre una ventina di parlamentari.
Cosa contiene questo documento, di cui Formiche.net ha parlato in anteprima?
Si dice che c’è bisogno di dare un’identità a questa formazione, un posizionamento. Non so se diventerà pubblico ma mi auguro che Monti lo faccia suo in vista dell’appuntamento elettorale fondamentale dell’anno prossimo dove voterà l’85% dei Comuni sopra i 15mila abitanti.
Resta Mario Monti il vostro leader nonostante le recenti critiche del Corriere della Sera?
Le critiche fanno parte della normale dialettica ma resta lui la nostra guida, una risorsa assoluta e stimata a livello nazionale e soprattutto internazionale.
Una risorsa che recentemente ha minacciato il governo Letta di staccare la spina…
Il governo Letta è il nostro governo, quella grande piattaforma pronosticata in campagna elettorale ma non basta. Deve avere il coraggio di fare riforme radicali in senso liberale, come per esempio l’abolizione degli incentivi alle imprese con la corrispondente abolizione dell’Irap e una forte riduzione del cuneo fiscale. Invece si continua a parlare solo di Imu.