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Perché Bernabè è inviperito con l’Agcom di Cardani

Prima lo stop al progetto di fusione con la società Hutchinson Whampoa, ieri quello dello scorporo della rete. A mandare all’aria i piani del presidente di Telecom, Franco Bernabè, è stata la revisione delle tariffe 2013 per il rame stabilita dall’Agcom, un salasso di 110 milioni di euro per il gruppo. E, soprattutto, una decisione che avrebbe avuto un impatto minore sulle tasche di Telecom se presa dopo la definizione del progetto di spin off, e non ora, con le carte ancora in mano da giocare.

Lo stop e la decisione dell’Agcom

“Il cda di Telecom Italia ha deciso di subordinare la prosecuzione del processo di societarizzazione della rete di accesso alla verifica degli aspetti regolatori”. Il cda, convocato ieri in riunione straordinaria, ha fatto il punto sul progetto di scorporo della Rete anche alla luce della decisione dell’Agcom sulle tariffe 2013 per il rame. L’Autorità guidata da Marcello Cardani ha tagliato da 9,28 a 8,68 euro (-6,47%) il canone per l’ultimo miglio (unbundling local loop) e Telecom ha già calcolato che la manovra impatterà per 110 milioni di euro in termini di ricavi su base annua rispetto al 2012.

L’attesa per il parere della Commissione

La proposta è arrivata anche sul tavolo della Commissione europea (è un atto dovuto), ed entro qualche settimana dovrebbe esprimere il suo parere. Telecom, che avrebbe preferito un rinvio di ogni decisione al termine della definizione del progetto di spin off, si è messa sulla difensiva precisando in una nota che l’effetto di questi provvedimenti, se fossero confermati, dovrà essere valutato dal cda “sia per quanto riguarda l’impatto sui programmi di investimento sia per quanto riguarda il percorso di societarizzazione della rete di accesso; un progetto del quale si conferma la validità, anche alla luce degli orientamenti comunitari, ma che la decisione di Agcom mette fortemente a rischio”.

La replica dell’Authority

“I prezzi si riferiscono al solo 2013 e non hanno un legame diretto con quelli del triennio successivo, che sono oggetto di un distinto procedimento, né, tantomeno, influenzano la valutazione circa l’impatto dello scorporo della rete fissa sulla regolamentazione futura”, ha precisato ieri l’Authority, ricordando che solo a settembre si aprirà il capitolo “nuova disciplina” e che “in quel contesto saranno anche fissati i prezzi dei servizi in rame che, in linea con quanto prevede la bozza di Raccomandazione comunitaria, avranno una traiettoria sostanzialmente stabile”.

Telecom “delusa e irritata”

Lo stop temporaneo al processo di scorporo della rete, secondo quanto riferito dalle fonti al Sole 24 Ore, “permetterebbe alle Authority italiane di approfondire ulteriormente l’argomento della societarizzazione della rete che, secondo Telecom, contrasta con gli orientamenti dell’Unione Europea in materia”. “Fonti finanziarie – prosegue il Sole 24 Ore – hanno definito i vertici della compagnia telefonica ‘delusi’ e ‘irritati’ a proposito degli ultimi orientamenti assunti dall’Agcom”.

Scontenti anche Commissione e operatori alternativi

“La proposta di provvedimento con cui l’Agcom ha ritoccato il listino dei servizi di accesso alla rete in rame di Telecom Italia ha scontentato un po’ tutti: gli operatori alternativi, che auspicavano riduzioni più sostanziose; l’incumbent, che minaccia di ricorrere al Tar contro la decisione definitiva; la Commissione Europea, che ha ribadito le proprie prerogative all’indomani dell’annuncio del Garante”, spiega Massimiliano Trovato su Leoniblog.it.

I rimedi europei e le specificità nazionali

Ma secondo l’esperto dell’Istituto liberista Bruno Leoni, il dissidio fondamentale è “quello tra la visione realistica di una regolamentazione ‘politicamente consapevole’ e il cambio di paradigma proposto dalla Commissione Europea con l’annunciata Raccomandazione che, dal prossimo settembre, dovrebbe garantire canoni d’accesso al rame più uniformi e più stabili: questa pure una forma di regolamentazione politicamente connotata, ma in un senso assai più pregnante. Il principio sotteso è che le misure regolamentari possano essere adottate sulla base di un’idea astratta di come il mercato dovrebbe presentarsi, senza alcun riferimento a come il mercato si presenta oggi, e dunque alle specificità nazionali: ma è possibile ipotizzare che gli stessi rimedi vadano applicati in un paese come il Regno Unito, dove l’ex monopolista ha una quota di mercato del 25%, e in Italia, dove l’incumbent controlla il 55% delle linee?”, conclude.

Un dibattito politico 

Ma la questione intanto si fa rovente anche politicamente. Asati, l’associazione dei piccoli azionisti, fa sentire la sua voce e in attesa del parere della Commissione Europea sulla delibera, auspicando che “l’Agcom riveda le proprie decisioni e che a livello politico si apra in Italia un dibattito volto a valutare le conseguenze delle attuali decisioni, che se ratificate, comporteranno inevitabilmente riflessi molto negativi sulla dinamica degli investimenti e dell’occupazione”.

La strategia futura

La decisione del cda di ieri, si legge su MF – Milano Finanza, “a questo punto rende più complesso decifrare le strategie future della società. Per ora la separazione è congelata e tra i passaggi formali che serviranno per capire se e come possa essere ripreso c’è la decisione di Bruxelles in merito alle tariffe stabilite dall’Agcom. Decisione che può arrivare entro 30 giorni dalla data di comunicazione dei nuovi prezzi, ovvero dal 12 luglio. A settembre sono invece attese le raccomandazioni sempre della Commissione europea relative ai trend futuri sui servizi in rame, indicazioni che secondo Banca Akros ‘saranno cruciali’. Per Bernstein, invece, le decisioni su Telecom appaiono ‘sempre più politiche’ e ‘l’intransigenza delle parti (azienda e Authority, ndr) potrebbe richiedere una vera e propria crisi prima che arrivi la decisione migliore”.



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