Gli operatori telefonici sono avvertiti. Il piano di Bruxelles è ambizioso e punta a dare una scossa al mercato europeo delle telecomunicazioni abbassando i costi per i cittadini che usano i telefoni al di fuori del loro mercato nazionale. Una bozza di legge che sta irritando le società del settore che vedono così messi a rischio i loro profitti. Il costo della svolta secondo l’industria? 7 miliardi di euro all’anno.
L’azzeramento del roaming
L’obiettivo del commissario per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, sarebbe arrivare, tra meno di un anno, ad azzerare il costo del roaming (utilizzato in particolare dagli operatori di telefonia cellulare per permettere agli utenti mobili di collegarsi tra loro eventualmente utilizzando anche una rete non di loro proprietà dietro una quota di pagamento all’altro operatore) per chi riceve la chiamata, che Kroes ritiene incompatibile con l’idea stessa di mercato unico senza frontiere. Ma nella bozza di regolamento si punta molto anche su quelle che vengono definite “alleanze per il roaming”, cioè accordi tra operatori che arrivino a coprire almeno 21 Paesi Ue e l’85% della popolazione comunitaria. Una dimensione che deve portare a considerare come “domestico” tutto il traffico tra i singoli utenti. Per arrivare alla nascita di un vero mercato unico per le Tlc, il testo prevede poi la creazione di un “passaporto Ue” rilasciato dalle autorità del Paese in cui è basato il singolo operatore che consenta a quest’ultimo di avviare attività in altri Paesi dell’Unione senza dover chiedere ulteriori autorizzazioni.
L’assegnazione delle frequenze e l’accesso alle reti wifi
Sempre nell’ottica di eliminare barriere normative allo sviluppo dei servizi di telecomunicazioni, soprattutto quelli più innovativi come la banda larga ultraveloce, Bruxelles propone di puntare all’armonizzazione dei sistemi di utilizzazione e assegnazione delle frequenze. E chiede che vengano semplificate le procedure che ancora impediscono un’adeguata diffusione dei punti di accesso locali alle reti wireless.
I poteri della Commissione
Il testo del regolamento, che nelle prossime settimane potrà subire limature e modifiche, rafforza anche i poteri di controllo della Commissione e le misure destinate a tutelare i consumatori nei rapporti con i fornitori di servizi.
Le polemiche sugli investimenti sulle reti
“Un operatore basato in qualsiasi Stato membro, anche piccolo, può accedere a questi prezzi nell’intera Unione, a prescindere dai costi sostenuti e disincentivando ad investire sulle reti”, spiega al Financial Times l’analista di Morgan Stanley Nick Delfas.
Secondo Bernstein invece la proposta permetterebbe ai competitor più piccoli di praticare prezzi inferiori agli altri operatori dallo 0 al 65%, a seconda delle tariffe previste in ogni Stato, con un impatto potenziale maggiore nei mercati maggiori.