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Incontro con Paolo Becchi a Berlino, la democrazia, il M5S e i Colpi di Stato.

L’incontro con il prof. Paolo Becchi, filosofo del diritto e “ideologo” del M5S,  si è tenuto a Berlino ed è stato un momento importante per comprendere esattamente cosa “passa per la testa” (o la pancia) degli intellettuali del M5S.

L’incontro è andato in diretta streaming, ed è consultabile come registrazione a questo link:

> Becchi a Berlino <

Becchi parla per 45 minuti ripetendo come un mantra che si è verificato un “colpo di stato” o un “golpe” o, riprendendo un suo post sul blog di Beppe Grillo un colpo di stato permanente” citando Mitterrand e la sua posizione sul generale De Gaulle, salvo poi ammettere, viva iddio, che la situazione in Italia non è paragonabile a quella della Francia di quegli anni.

Parla del complotto del Presidente della Repubblica e del suo aver, di fatto, creato le premesse per un vero presidenzialismo. Il parlamento, dice Becchi, è snaturato e svuotato delle sue funzioni. Si limita a ratificare cose fatte da gruppi di saggi e da un governo che decisamente non piace. La figura cardine dell’invettiva del prof. Becchi è il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, reo di aver messo in pratica le prerogative previste dalla Costituzione fino all’ultimo istante del suo mandato. Non solo, secondo Becchi è innaturale in democrazia (anche se non vietato esplicitamente dalla Costituzione, quindi un “non problema“) che il Presidente della Repubblica venga rieletto una seconda volta.

Seguono interventi di alcuni ospiti, la prima la riconosco subito è la prof.ssa Roberta De Monticelli, donna che stimo molto. Interviene e dà fuoco alle polveri. Seguono interventi ancora più concitati e la trama del discorso è una sola: la fitta rete di complotto internazionale, nazionale, bancario, finanziario, populista, golpista e via dicendo. Schiavi dell’Euro, manipolati dall’Europa e dalla Banca Centrale. Idee lecite, ma mi chiedo cosa abbiano a che vedere con una discussione “scientifica” e “filosofica” in riferimento alla Costituzione. Sembrava piuttosto un circolo di amici al bar, che non un momento di confronto culturale e politico. Perdonatemi, ma ho avuto questa senzazione.

Un signore interviene e parla di competenze, di strumenti cognitivi necessari per i politici che vogliono affrontare questioni importanti e serie come il lavoro. Si dice deluso dal M5S e dall’operato degli eletti, che è poca cosa. Una delle militanti lo aggredisce verbalmente: ma tu chi hai votato? e lui: Ma devo proprio dirlo?

In realtà no, il voto è personale e segreto. Ma la Costituzione la si usa solo quando fa comodo, e Becchi ha, a mio modestissimo avviso, travisato non poco le cose.

Ho avuto la sensazione spiacevole di essere in un teatro di guerra, modesto naturalmente, ma la concitazione era tale che avevo il cuore che batteva all’impazzata. Mi dicevo: “ma cosa stanno dicendo?” e “ma di cosa parlano?”. Mi sono chiesto “ma sono su questo pianeta o su una realtà parallela?”. Il sentimento che ho provato era di smarrimento e di incredulità. Mi sono chiesto davvero se ero io a non accorgemi di questi Colpi di Stato continui, e poi mi sono detto: no, ho votato un partito, ha vinto, il Presidente della Repubblica ha nominato un Presidente del Consiglio e i suoi ministri, le camere hanno dato la loro fiducia. No, tutto in regola, può non piacere, ma la Costituzione è stata rispettata. Questo è al di là dell’essere a favore o meno del Governo Letta, come lo era rispetto all’essere pro o contro al Governo Monti. Entrambi erano legittimi e dunque democratici.

La filosofia è un bella disciplina, richiede molta immaginazione e capacità di astrazione. In questo caso, però  l’astrazione è sfociata, a mio avviso, in complottismo quasi fantascientifico. Il Colpo di Stato permanente di cui parla altro non è che l’applicazione totale delle prerogative riconosciute al Capo dello Stato. Se il M5S ha dubbi in merito, proceda per far incriminare il Capo dello Stato di Alto tradimento o di Attentato alla Costituzione, ne sono fermamente convinti? Se ne assumano la responsabilità e lo dimostrino.

Il mio intervento è stato breve, avrei voluto discutere di molte cose: della questione della democrazia in rete, e dell’ambiguità del voler attribuire al web la forma di una piattaforma di democrazia; approfondire il concetto di democrazia interna, alla luce di quanto ho scritto anche qua in formiche.net in riferimento all’espulsione della Senatrice Gambaro, come chiesto anche dalla Prof.ssa De Monticelli; discutere dell’azione politica del M5S in parlamento (loro ci sono dentro, se questo Parlamento è svuotato davvero delle proprie funzioni, loro cosa stanno facendo? Dormono?); parlare delle vere riforme necessarie al Paese, come la riforma del lavoro e dell’istruzione, altro che forma di governo! E poi discutere della “crisi della democrazia” ma in senso propositivo…

Niente di tutto ciò è stato materialmente possibile. Ho preferito tornare su un terreno che da sociologo mi è più consono: l’analisi dei fatti, quelli ascoltati in questa presentazione. Così sono tornato indietro e ho ripensato al vocabolario usato da Becchi: “colpo di stato” e “golpe“. Mi chiedo, gli ho chiesto e chiedo a voi: ma come si può parlare di Colpo di Stato in Italia? Ma si conosce il peso delle parole che si usano? C’è coscienza dietro o solo volontà di creare caos? 

Nella sua argomentazione, che mi ha lasciato stupito per la poca obiettività, si parla di uno Stato quasi sull’orlo della dittatura. Cita Rodotà e Zagrebelsky, per dire che anche loro hanno parlato di “parlamento svuotato” e di “oligarchia” e dunque di pericoli per la democrazia, quando in realtà le critiche di questi due personaggi sono state rivolte a vicende specifiche che non menzionavano minimanente colpi di stato da parte di Napolitano.

Becchi parla di un Paese spogliato di ogni principio democratico. Chiedo a voi che leggete, è davvero così?

L’Italia vive da tempo in una condizione di disagio e di mancanza di eticità pubblica, come ha ricordato nel suo intervento proprio la prof.ssa De Monticelli, ma le strutture democratiche esistono, la Carta Costituzionale esiste, le figure di garanzia ci sono: Governo, Parlamento, Magistratura, Corte Costituzionale. Ricordare che la democrazia esiste non è parteggiare né per Letta né per Berlusconi, né per Bersani né per Napolitano. Si tratta, penso, di riconoscere un dato di fatto banale quanto fondamentale per la nostra società: la democrazia c’è! 

Becchi parla di una proposta di modifica Costituzionale che andrebbe contro l’articolo 138 e usa questo esempio per dire che “il colpo di stato è in corso“. La riforma della Costituzione è stata affidata ad un gruppo di saggi. La Commissione parlamentare non scriverà il testo, ma si limiterà  ad approvarlo o rigettarlo. Appunto: al parlamento spetta sempre l’ultima parola, come previsto dalla Costituzione. Dunque, dove si trova il problema?

Se il parlamento voterà la proposta di legge, che può essere fatta dai deputati, come dai cittadini come da enti e istituti come indicato nella Costituzione, di una eventuale riforma costituzionale l’approvazione è legittima. Il Popolo ha scelto i propri rappresentanti e sono loro ad esercitare la volontà del Popolo, nei “limiti della Costituzione”. Questa è la nostra democrazia e bisogna ignorare del tutto la Costituzione per affermare il contrario o essere totalmente in malafede. Questo ho chiesto al prof. Paolo Becchi.

Per lui non conta il voto, quello è un gesto che non conta davvero: conta scrivere il testo di legge. Ma il testo di legge, come noto, può non essere scritto dai Parlamentari, ci sono numerosi esempi, di leggi eccellenti fatte fuori dal Parlamento. Quest’ultimo li ha visionati, integrati, migliorati (o peggiorati) e poi votati o rigettati: il processo democratico è questo.

Può piacere o meno, ma non è sufficiente per qualificare un procedimento antidemocratico e anticostituzionale, per questo esiste un organo di garanzia come è la Corte Costituzionale. Becchi lamenta la lentezza dell’organo nelle decisioni: obiezione legittima, ma questo è parlare di migliorie di inefficienze, non di Colpi di Stato.

Concludo questo lungo intervento, anche abbastanza concitato, ritornando al vocabolario quasi guerriero di Grillo e di Becchi. Questa volontà di plasmare la realtà cambiando il nome alle cose, per creare confusione e per fare allarmismo. Niente di nuovo, molto tipico nell’era Berlusconi, ma niente a che vedere con la novità e il rinnovamento di cui il M5S dovrebbe essere foriero.

Al di là della propaganda politica e del gusto per le storie complottiste e di una filosofia che rischia di essere solo una lecita e legittima chiacchierata, ma niente di scientifico, domandiamoci “ma è davvero cosi?” Sono pronto ad affrontare un dibattito più approfondito e serio su questo tema, può essere che io non veda questo complotto e queste spinte golpiste.

Il Potere che distrugge e basta è un potere che non può niente se non dire no, come ebbe a dire Foucault, e quindi non è un potere che può costruire perché esso distrugge e basta. Ecco, in sostanza questa base intellettuale mi inquieta, perché non è propositiva, non è critica, ossia dura nei giudizi, bensì autoreferenziale e fatta di mistificazioni ed estremizzazioni di problemi che possono esistere ma che sono risolvibili in seno alle istituzioni democratiche, le nostre.

Sia chiaro, sono molto critico su questo Governo. Sono molto critico sulla scelta dei saggi per decidere di questioni fondamentali che sarebbe stato opportuno discutere invece con una consultazione più ampia e con un maggiore intervento del Parlamento. Ma permettetmi di indicare alcune differenza tra questo approccio e quello del prof. Becchi. Mentre riconosco le falle di un sistema democratico stanco e bisognoso di riforme, non avallo minimamente l’idea che sia stato realizzato un Colpo di Stato né tanto meno che sia in corso. I cittadini votano e le forze politiche, poi, si alleano o si fanno “le scarpe”.

Ma la cornice è, per ora, sempre democratica, per nostra fortuna.

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