Durante la conferenza stampa di chiusura della quinta tornata del dialogo economico strategico tra Stati Uniti e Cina sono intervenuti il segretario Usa al Tesoro, Jacob Lew, il vice segretario di Stato William Burns e i due ospiti cinesi, il vice premier Wang Yan e il consigliere di Stato per la politica estera, Yang Jiechi.
Un vertice la cui agenda spaziava dagli investimenti bilaterali alla sicurezza informatica e sul cui svolgimento hanno aleggiato il caso Snowden e le rivelazioni dell’ex consulente Nsa che ha svelato i programmi di spionaggio statunitensi.
NUOVE RELAZIONI TRA SUPERPOTENZE
I due Paesi sono impegnati a costruire quella che uno slogan cinese in voga chiama “nuova relazione tra grandi potenze”. A giugno, negli stessi giorni in cui le rivelazioni di Snowden, riparato a Hong Kong, facevano la comparsa sui quotidiani di tutto il mondo, in una tenuta californiana il presidente statunitense Barack Obama incontrava il suo omologo cinese Xi Jinping, in visita informale negli Usa.
Un fine settimana che, ha sottolineato Lew in conferenza stampa, è servito per dare corpo ai colloqui di questi giorni, con l’obiettivo di enfatizzare le opportunità che i rapporti tra le due potenze possono dare alla crescita e alla stabilità globale.
GLI ATTRITI MAGGIORI
Le frizioni si sono fatte sentire. Burns non ha mancato di ricordare agli ospiti il disappunto statunitense per il mancato fermo di Snowden nell’ex colonia britannica, primo luogo dove aveva cercato riparo prima di imbarcarsi per un volo per Mosca dove è tutt’ora costretto nella zona transiti dell’aeroporto Sheremetevo. Disappunto che lo stesso Obama ha espresso ai due ospiti nell’incontro nella Stanza Ovale della Casa Bianca. Yan Jiechi, plenipotenziario della politica estera di Pechino, ha rimarcato invece come tutto si sia svolto secondo le leggi di Hong Kong, che gode ancora di un certo grado di autonomia dalla Cina continentale.
Sulla sicurezza informatica le posizioni sembrano però ripetersi. Gli Usa esprimono la propria preoccupazione per i furti di dati da agenzie governative e società private, la Cina replica di essere a sua volta bersaglio di attacchi. Il risultato sono gli appelli alla cooperazione in attesa di nuove accuse reciproche.
UN NUOVO MODELLO DI CRESCITA
Sul piano economico Lew ha voluto parlare del modello di crescita cinese. Un modello che, ha spiegato, i leader cinesi hanno compreso non essere più compatibile con le sfide di sviluppo e crescita del Paese.
Un dialogo in tal senso è già in corso oltre Muraglia. Nei mesi scorsi sono state diffuse alcune linee guida di riforma: urbanizzazione delle città medio piccole, sviluppo dei consumi interni, no agli stimoli statali, predilezione della qualità sulla quantità che fino a oggi ha dominato. Per questo anche il rallentamento dell’economia, certificato proprio oggi, e l’ipotesi che la Cina quest’anno si fermi al 7 per cento e non centri l’obiettivo del 7,5 per cento di crescita fissato a marzo dall’Assemblea nazionale del popolo, non sembra accolto con l’apprensione che ci si aspetterebbe. Parte di questa agenda di riforme, ha aggiunto Lew, è l’impegno ad aprire ulteriormente agli investimenti stranieri.
COLLOQUI BILATERALI
Dall’incontro è uscita anche la ripresa di colloqui sugli investimenti bilaterali iniziati nel 2009 con in più la rinuncia di Pechino alla protezione di alcuni settori della sua economia. “Per la prima volta la Cina ha acconsentito a negoziare un accordo bilaterale di investimenti che include tutti i settori e gli stadi di investimento con un altro Paese”, ha detto Lew.
Come sottolineato sul China Daily da Tao Wenzhao, ricercatore all’università Tsinghua, i due Paesi hanno inoltre ventilato la possibilità di istituire un meccanismo per informarsi a vicenda sulle rispettive attività militari, di facilitare comunicazioni durature e senza interruzioni tra i rappresentanti speciali dei due presidenti e di collaborare per la riduzione delle emissioni.
IL DIALOGO NON BASTA
“Il dialogo non può però risolvere tutti i problemi” continua Tao. “Restano divergenze ed è necessaria una comunicazione costante per colmare il divario. Ad esempio sulle questioni regionali”. Un riferimento quest’ultimo alle dispute in cui Pechino è coinvolta con diversi governi dell’area che vedono in Washington un alleato e al riposizionamento statunitense in Asia. C’è poi la questione dello scambio di tecnologia, con Pechino che attende siano mantenuti gli impegni statunitensi di rivedere il sistema d’esportazione di ciò che più interessa alla Repubblica popolare, anche in vista del rinnovamento della propria economia.