La musica è forse la forma d’arte più completa. Perché può essere protagonista o accompagnatrice, oppure tutte e due le cose. E quello che è successo lunedì scorso ne è la dimostrazione. Vinicio Capossela si è esibito nella suggestiva cornice del Canopo di Villa Adriana a Tivoli per rilanciare il “Festival Internazionale di Villa Adriana”, che dopo uno stop di tre anni vedrà di nuovo la luce nel 2014.
Come spesso accade, insomma, la musica è corsa in aiuto della cultura per sorreggere ed esaltare, grazie alla potenza impalpabile delle note, la bellezza che si sta sbriciolando sotto i nostri occhi.
Accompagnato dal suo ensemble, il “Trio Amadei”, e dai “solisti della Vianiner Philharmoniker” l’ultimo bohèmien dei nostri tempi ha condotto il pubblico lungo i sentieri di un viaggio primordiale, reinterpretando “Il carnevale degli animali e altre bestie d’amore” di Charles-Camille Saint-Saëns. Un intreccio di parole e musica che ha composto una trama in cui storie di animali più o meno bizzarri, parentesi di poesia wildiana, curiosi aneddoti tratti dalla tradizione popolare e allegorie si sono alternati a virtuosismi di musica classica e ‘soste obbligate’ tra i personaggi animaleschi che popolano da sempre i dischi di Capossela, da “Il ballo di San Vito” al più recente “Marinai, profeti e balene”. Ecco quindi palesarsi il “Corvo Torvo”, “Le sirene” e il “Marajà”.
L’evento in prima assoluta, organizzato dalla Fondazione Musica per Roma con il sostegno della Regione Lazio, ha registrato il tutto esaurito.
La villa dell’imperatore Adriano, che è uno dei siti archeologici più importanti d’Italia, in questi ultimi due anni ha subito un drastico calo delle visite dovuto sia alla scarsa manutenzione che alla questione sorta attorno alla costruzione di una discarica in una zona limitrofa, poi per fortuna scongiurata grazie alla mobilitazione di artisti e intellettuali di tutto il mondo.
L’iniziativa dello scorso lunedì ha però riacceso le speranze che la musica per Villa Adriana possa cambiare. Perché se non dovesse essere così, allora davvero si dovrebbe parlare di “bestialità”.