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Beppe Grillo accerchiato sul Porcellum

È tornato a gridarlo ieri dal suo blog a Giorgio Napolitano: “Ci mandi a votare caro presidente”. Per Beppe Grillo la strada è una sola: ritorno al voto con l’attuale legge elettorale, sicuro di avere, anche con quello che fino a pochi giorni fa veniva considerato il male dei mali, il Porcellum, la vittoria in tasca: “Si fidi degli italiani per una volta”, ripete rivolgendosi al capo dello Stato. Nessuno spazio per la continuazione dell’attuale governo, nessuno spazio per un accordo con il Pd, o meglio con il “Pdmenoelle”, e per un’eventuale nuova maggioranza.

Una linea della fermezza condivisa dal suo sparring partner Gianroberto Casaleggio, molto meno dai parlamentari, dai simpatizzanti e dal popolo a 5 Stelle.

Il “traditore” Pizzarotti
Oggi è il suo vecchio orgoglio, quel primo sindaco a 5 Stelle che ha anticipato il successo nazionale del movimento, Federico Pizzarotti, a interrogarlo sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. Il primo cittadino di Parma, reduce dalla delusione per non essere riuscito a bloccare l’accensione dell’inceneritore nella sua città, si distanzia dall’opinione del suo leader, giudicando “disastroso” un ritorno oggi alle urne: “Con chi lo faccio oggi il bilancio? In questo momento se ragiono da sindaco serve stabilità”.

Avanti con Letta dunque per Pizzarotti che sembra far parte di quella “maggioranza silenziosa e a 5 Stelle” che fa il tifo per il governo di cui ha parlato ieri a Formiche.net il sondaggista Nicola Piepoli.

La proposta di Flores d’Arcais
C’è chi invece chiede ai parlamentari del M5S di fare loro una proposta di governo. È Paolo Flores d’Arcais che su Micromega indirizza una lettera a deputati e senatori grillini divisi sulla scelta tra un nuovo governo o le elezioni. Per il direttore della rivista, “votare con il ‘Porcellum’ sarebbe in contraddizione con quanto promesso, e sarebbe altrettanto insensato (ma anche il vecchio Mattarellum lo sarebbe) perché ogni maggioritario ad un turno, quando vi siano più di due grandi forze in lizza (e oggi sono tre) trasforma le elezioni in pura roulette e gioco d’azzardo (per uno 0,1% in più o in meno si prende tutto, anche avendo meno di un terzo dei voti)”.

La soluzione per il M5S secondo Flores d’Arcais è invece quella di avanzare una sua proposta di governo, non con premier e ministri del movimento perché “non ci sono i numeri e quindi è comunque matematicamente improponibile” ma con “un premier proposto da M5S che possa ottenere un voto di fiducia in Parlamento”.
Un esecutivo magari guidato da Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebelsky, nomi già votati dai grillini per il Quirinale, che “sceglierebbero come ministri il meglio in fatto di eccellenze nei vari settori che oggi si dia in Italia, e in fatto di programma da sempre si battono per alcuni tra i punti che il M5S ha reiteratamente considerato qualificanti”.
Per questo secondo il filosofo, “una iniziativa di questo genere porterebbe comunque al M5S milioni di consensi. Nel caso riesca, perché si dovrebbe a una decisione del M5S il miglior governo della storia italiana”.

Maretta tra i senatori grillini
Ma intanto bisogna fare i conti con quello che c’è. E nel M5S si registra un forte dissenso sul cambio di marcia di Grillo sul Porcellum. Sono in molti a pensare che la priorità sia eliminare quella legge, come fa notare il senatore Francesco Molinari: “Andare alle urne con il Porcellum è una pericolosa contraddizione”. E sono in molti a non sopportare più il metodo poco democratico utilizzato fin qui da Grillo: “Continuo a pensare che la legge elettorale vada cambiata. Dobbiamo discuterne tra noi. All’assemblea del 2 settembre, dovrà esserci un contradditorio vero, de visu”, chiede con forza Walter Rizzetto. Mentre, riportano le indiscrezioni, c’è già chi al Senato ha perso la pazienza e pensa a una secessione dal M5S e dal suo re.



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