Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Berlusconi ed Epifani, speculari ipocrisie

Questo commento è stato pubblicato oggi sulla Gazzetta di Parma

Cade o non cade? È partito nel modo peggiore il conto alla rovescia sul governo, e l’apparenza inganna: se il Consiglio dei ministri di dopodomani non abolirà l’Imu sulla prima casa – avverte il Pdl -, finisce l’avventura delle larghe intese col Pd. Sarebbe, peraltro, una bella novità immaginare che una maggioranza così strana e di emergenza come l’attuale, si metta in gioco su una scelta strategica di politica economica, anziché su un interesse di parte. Ma non è così.

Il braccio di ferro sulla pur odiosa imposta che non colpisce i ricchi, bensì l’85 per cento degli italiani – tanti sono i possessori di un’abitazione -, è soltanto un pretesto per mettere alla prova una convivenza arrivata, ormai, ai materassi. Una convivenza che la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale ha reso più drammatica, ma che sta svelando una grande ipocrisia di fondo.
L’ipocrisia del centro-destra, che dietro la legittima richiesta di una non meglio precisata “agibilità politica” per il suo leader, in realtà tende a liquidare una sentenza della Cassazione, come se non fosse definitiva. Eppure, fin dai banchi di scuola tutti abbiamo imparato una lezione riassunta in latino col “dura lex, sed lex”. La legge è severa, ma è legge, e ogni cittadino è chiamato a rispettarla. Perfino quando il cittadino si chiama Socrate e beve la cicuta dopo la condanna più ingiusta che sia stata da allora tramandata ai posteri.
Ma l’ipocrisia del centro-sinistra, cioè dell’alleato centrale nel governo, è speculare. Dietro l’altrettanto legittima richiesta che si applichi nei riguardi del cittadino Berlusconi quel che le leggi prevedono per tutti, si tende in realtà a eliminare – finalmente, dopo vent’anni – l’insopportabile avversario politico che ancora oggi, secondo i sondaggi, potrebbe compromettere la vittoria di un Pd diviso persino sul candidato da contrapporgli.

Questa lotta cieca e irriducibile fra Pd e Pdl, con toni e ultimatum rivelatori del rancore ideologico che cova per tutti sotto la cenere, non tiene conto dell’unico interesse vitale: dare a noi stessi e al mondo l’idea che i governi assicurano un minimo di stabilità, specie in epoca di crisi. Avremo pure maggioranze strampalate e ministri litigiosi ma, per favore, che l’esecutivo non duri soltanto un quarto d’ora. Neanche il tempo sufficiente per dirsi addio senza rimpianti.
C’è, allora, una soluzione al rebus? Certo che c’è, perché il nodo non è giuridico, ma politico. E passa per l’accettazione degli uni di una sentenza che non impedisce al Cavaliere di continuare a essere il Cavaliere del Pdl, anche senza più sedere a palazzo Madama (luogo, peraltro, da lui poco frequentato). Insegna l’esempio di Beppe Grillo, leader che più leader non si può dei Cinque Stelle, ma privo di poltrone parlamentari. Del resto, quel matto lungimirante di Marco Pannella l’ha colto, il paradosso: persino se Berlusconi finisse in prigione, anziché ai servizi sociali, la sua leadership ne uscirebbe rafforzata agli occhi di un’ampia fetta di italiani che lo considera vittima di una persecuzione politica. Dunque, anche nell’ipotesi più grave e amara per l’uomo, l’”agibilità politica” del capo del Pdl non è a rischio.

Ma, parimenti, nel Pd dovrebbero smetterla di voler disegnare loro, sarti presuntuosi, il leader che il centro-destra dovrebbe ritagliarsi. Se una parte del Paese ha scelto e continua a scegliere Berlusconi, gli antagonisti imparino a batterlo alle elezioni, invece che giocando a nascondino sicuri di vincere dietro l’inappellabile Cassazione. E risolvano, semmai, il “loro” dilemma amletico tra Matteo Renzi ed Enrico Letta, il candidato da contrapporre al Pdl, domani.
Ma la grande ipocrisia che regna fra Pd e Pdl risparmi almeno il governo. Anche nello scenario da ultima spiaggia che incombe e di voto anticipato che molti sognano (Grillo, i renziani, lo stesso Berlusconi), la “volontà politica” delle due parti che si sfidano e delle istituzioni che pesano, può fare molto. Può salvare le tre cose che contano: l’esecuzione della legge, l’agibilità politica del Cavaliere e il governo dell’Italia.

×

Iscriviti alla newsletter