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Blitz fiscali, torna la lotta di classe o di tasse?

Tornano i blitz ad effetto, psicologico e mediatico. Torna la “lotta di tasse”. È una buona notizia.

Ma i risultati delle prime operazioni a sorpresa nei luoghi-cult del benessere italiano (il “modello Cortina”, avviato due anni fa, che suscitò in molti la speranza d’un vero inizio della lotta all’evasione) dovrebbero insegnarci qualcosa: commercianti e lavoratori autonomi hanno reagito nelle settimane successive aumentando il numero di documenti fiscali obbligatori rilasciati, in virtù dell’effetto psicologico derivante da controlli così visibili sui media. Ma successivamente i dati dell’Iva si sono “normalizzati” (mostrando un ritorno alle cattive abitudini) e il rapporto tra controllori e contribuenti non ha fatto registrare novità significative, così come i dati complessivi sul recupero dell’evasione fiscale.

Perché, evidentemente, la repressione-spot non basta. Serve una strategia più ampia che disincentivi “a monte” l’evasione, rendendola una scelta meno conveniente di oggi. Due esempi su tutti: uno strumento “rozzo” e tendenzialmente distorsivo della realtà fiscale come gli studi di settore non ha più senso, a fronte della mole di informazioni su reddito, patrimonio, consumi e disponibilità finanziarie oggi a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, così come appare drammaticamente insufficiente il numero di controlli effettivi (non automatici) compiuti ogni anno in Italia.

Dopo i blitz, attendiamo (con trepidazione) i fatti.

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