Anche sotto il sole di agosto, prosegue la battaglia su Banca Carige tra la Fondazione omonima, azionista di controllo al 47%, e il presidente Giovanni Berneschi.
Il rafforzamento patrimoniale come oggetto del contendere
Al centro della diatriba c’è il rafforzamento patrimoniale da 800 milioni di euro che la banca genovese, dietro il pressing della Banca d’Italia, dovrà chiudere entro la fine dell’anno (anche se pare che, in extremis, abbia tempo fino a marzo del 2014). Ora, la Fondazione Carige, presieduta da Flavio Repetto, ha fin da subito fatto capire di non essere intenzionata né a cedere il controllo della banca né, tantomeno, a partecipare a un aumento di capitale. L’ente ligure, del resto, negli ultimi cinque anni – è vero, a fronte di dividendi generosi a eccezione di quest’anno in cui non c’è stata alcuna cedola – ha investito quasi 700 milioni nell’istituto di credito presieduto da Berneschi, grande padre-padrone da almeno 25 anni. Quest’ultimo, invece, avrebbe preferito che il rafforzamento patrimoniale passasse per un aumento di capitale che lasciasse spazio a nuovi azionisti, magari in grado di mettere in minoranza la Fondazione.
Il piano che prevede l’ingresso di Unipol nel capitale
Va letto proprio in questo senso il piano che, a cavallo tra luglio e agosto, Berneschi ha messo a punto per permettere a Unipol di entrare nel capitale di Carige con una partecipazione del 27%, diluendo la Fondazione al 35 per cento. Il gruppo bolognese, da una parte, avrebbe dovuto prendere parte a una ricapitalizzazione riservata da 400 milioni, e, dall’altra, apportare a Genova Unipol Banca rilevando in cambio Carige Vita Nuova e Carige Assicurazioni. Queste ultime rappresentano i due principali asset che l’istituto ligure ha messo in vendita per fare fronte al rafforzamento patrimoniale attraverso le dismissioni.
Tuttavia, è ormai sempre più evidente che soltanto con le cessioni programmate Carige non riuscirà a coprire l’ammanco da 800 milioni, perciò sembra che, per la gioia della Fondazione, un aumento di capitale, ancorché minimo, si dovrà fare. E da quel che ha dichiarato il suo amministratore delegato, Carlo Cimbri, Unipol non parteciperà all’operazione, nemmeno in forma riservata. Cimbri, giovedì 8 agosto, ha, infatti, fatto sapere che non c’è alcun dossier allo studio su Carige. Almeno per il momento, quindi, non pare abbia sortito effetto positivo il viaggio che si dice Berneschi, di recente, abbia fatto da Genova a Bologna proprio per presentare il suo piano, che pare sia sostenuto da Coop Liguria (azionista sia di Carige sia di Finsoe, che a sua volta controlla Unipol).
Da dove arrivano i problemi della banca
In ogni caso, il tempo stringe e Carige a settembre, nel caso in cui le dismissioni non dovessero bastare, dovrà decidere sul lancio di un aumento di capitale. Ma come ha fatto la prima banca ligure a infilarsi in un guaio del genere? I problemi dell’istituto di credito guidato dal direttore generale Ennio La Monica sono numerosi. A cominciare dall’andamento di Carige Assicurazioni, che negli ultimi anni, a causa di una cronica sottoriservazione, ha richiesto plurime iniezioni di capitali, l’ultima delle quali, sollecitata dall’Isvap (ora Ivass) da 216 milioni di euro. Carige deve poi fare i conti con un’impennata dei crediti problematici. Un tema su cui Bankitalia, negli ultimi mesi, si è concentrata da vicino. E’ anche per l’attenzione di Palazzo Koch al dossier che Carige, ancora nel primo semestre del 2013, ha accelerato sugli accantonamenti su crediti a rischio, terminando il periodo con una perdita di 29,4 milioni, contro l’utile di oltre 90 milioni realizzato un anno prima . Il fatto poi che il controllo della banca sia in mano a una Fondazione, di questi tempi e con la crisi che c’è, rappresenta un’ulteriore zavorra.
E in che direzione si va
Settembre, come detto, sarà un mese decisivo per comprendere se la banca sarà costretta ad avviare un aumento di capitale, ma non solo per questa ragione. Proprio per le tensioni tra Fondazione e presidente, intensificatesi sul piano Unipol, nei giorni scorsi i consiglieri di amministrazione che rappresentavano sia l’ente sia i soci di Bpce (10%) si sono dimessi facendo così decadere l’intero board. A questo punto, il cda di Carige, a stretto giro, si dovrà riunire per convocare, dopo almeno 40 giorni, un’assemblea che rinnovi il cda.
In questa fase, la Fondazione non sembra certo intenzionata a reinserire il nome di Berneschi nella propria lista di maggioranza. Ma qualcuno ha già ipotizzato che l’attuale presidente possa essere nominato in una lista degli azionisti di minoranza. In ogni caso, chi conosce bene Berneschi non lo dà per sconfitto. E scommette che, continuando a chiamare in causa Unipol o qualcun altro, il presidente stia già studiando una nuova mossa per restare in sella.