In vista del suo atteso discorso, in Senato, consiglierei all’ex premier di non bissare quello di Craxi, nel 1993, alla Camera.
Bettino, ormai, era un “cinghialone” sconfitto, politicamente, oltre che sepolto da numerosissimi avvisi di garanzia delle Procure e abbandonato dai fedelissimi, persino dagli ingrati Martelli e Amato, che all’ex segretario del Psi dovevano tutto.Giocò, quindi, in difesa, per salvare il salvabile. E perse, riparando in Tunisia.
Un discorso analogo, dunque, Ferrara e Bonaiuti lo sconsiglino, anche per ragioni scaramantiche, a Silvio.
A differenza di Craxi, il Cav. può ancora contare su un consistente consenso elettorale. E’ solo un “pregiudicato” o resta uno statista, come ha chiesto Michele Arnese ? Rispondo con un breve ragionamento.
Il Dottore di Arcore è l’unico, nel centrodestra, oggi, in grado di guidare la “battaglia finale”, in quanto solo lui ha saputo sfidare, con coraggio-nell’ultimo, drammatico ventennio-teoremi, smentiti dai fatti, come l’obbligatorietà dell’azione penale, dimostrando che tutti i procuratori hanno la facoltà di dedicarsi ai più “mediatici” dei casi. Last but not least, la toga di ermellino, don Antonio Esposito, che ha firmato, in Cassazione, l’ultimo, pesantissimo verdetto, vantandosene, incredibilmente, in un’intervista.
Silvio “impresentabile” ? Non lo fu, forse, in Francia, Jean-Maris Le Pen, che esaltò, ossequiato da Fini, il nazismo e fu, tuttavia, plebiscitato dagli elettori i quali, dopo di lui, hanno votato la figlia, Marina, lo stesso nome dell’erede del Cav. ? E, in Italia, Beppe Grillo – come, ieri, con malignità, ha ricordato D’Alema- è stato stangato non per frode fiscale, ma per “omicidio colposo plurimo”.
Dunque, gli aulici inviti a Silvio a “fare un passo indietro” prescindono dalla realtà, politica ed elettorale. E sono firmati da quelli, che Craxi definiva “gli intellettuali dei miei stivali”, che si rifiutano di analizzare e capire le ragioni, profonde, della longevità politica dell’Uomo di Arcore. A cui l’agibilità politica non la può togliere nessuno, se non gli elettori.
E, al Senato, in primis, a loro l’eterno imputato deve rivolgersi, non in politichese, parlando non solo della, innegabile, persecuzione, che ha subito, in questi 20 anni. Ma facendo dell’emergenza-giustizia un punto centrale, che riguarda tutti i cittadini. Oggi tocca a Berlusconi. Ieri è toccato a Tortora e a Mancini. E domani?
E il senatore milanese si rivolga a tutti, da Napolitano all’ultimo dei cittadini, invitando il Parlamento e il Paese a non obbedir, tacendo- come nonno Giorgio non ha fatto, in occasione del duro scontro con Ingroia sulle intercettazioni delle sue telefonate con Mancino- alla magistratura combattente, alla logica di prepotere, che, ostinatamente, vasti settori delle toghe hanno voluto affermare in questi 20 anni.
E si appelli anche alla sinistra moderata e riformista, i cui Padri, nell’Assemblea Costituente, garantisti, socialisti e libertari – pure quelli designati dal Pci, come Fausto Gullo-introdussero delle barriere a tutela dei parlamentari, poi travolte, nel 1993, dalla furia giustizialista e nel silenzio, tra gli altri, dell’allora Presidente della Camera, Napolitano.
Berlusconi spieghi a tutti che, con lui e il suo partito, si intende eliminare l’unica forza politica, non subalterna a lobby editoriali-finanziarie-giudiziarie e contraria all’egemonia dei vincitori di concorsi sulla politica e sui suoi eletti.
Si pronunci a favore di un dignitoso e alto “compromesso politico”, nel quale non soccombano solo il Pdl e il suo leader. Ma nel quale tutti cedano qualcosa. E dica che Enrico Letta non può fare il doroteo nè il Ponzio Pilato sul nodo della decadenza da senatore, delegando la decisione, cruciale per il suo governo, al “Re Travicello” Epifani o all’ex giudice di Venezia, Casson.
Sottolinei, infine, Berlusconi, il sostegno del Pdl alla campagna referendaria dei radicali, con l’obiettivo di chiamare i cittadini a poter stimolare, nelle urne, le grandi riforme della giustizia, non realizzate, in Parlamento, nè dal centrodestra nè dal centrosinistra.
E concluda, con orgoglio, dicendosi certo che la Storia riconoscerà i suoi meriti e il suo servizio al Paese- pur avendo commesso, pagandoli, non pochi errori-mentre dal “teatrino politico” ha subito trappole, attacchi ingenerosi e imboscate.